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Cronaca

Metalli, idrocarburi e solventi: l'inquinamento in cifre della zona Falcata in attesa della bonifica

Nella sede dell'Autorità portuale il presidente Mega, il rettore Cuzzocrea e il gruppo di lavoro dell'Ateneo hanno illustrato la relazione sulle condizioni ambientali a rischio cancerogeno della Falce. Il documento trasmesso alla Regione per l'avvio dello Studio di fattibilità

Nella zona falcata l'inquinamento è adesso accertato, validato dall'Arpa e trasmesso alla Regione per far partire lo studio di fattibilità destinato ad appaltare la bonifica. Soltanto dopo si potranno quantificare le risorse necessarie per ripulire tutti gli ettari interessati a rischio cancerogeno. Oggi all'Autorità portuale la presentazione dell'analisi curata dal gruppo di lavoro composto dalla professoressa Candida Milone, coordinatore del progetto, dai docenti Concetta De Stefano e Giovanni Randazzo e dai collaboratori Gabriele Lando e Maria Francesca, entrambi professori, e dalle dottoresse Stefania Lanza e Maria Cascio. Il piano di indagini ambientali ha riguardato l'area che tocca l'ex inceneritore, i resti della Real Cittadella, ex cantiere Silmar, l'ex campo sportivo, l'ex cantiere Savena, i cantieri Palumbo e Rodriguez, l'ex Smeb ed ex Degassifica come le aree confinanti dell'Eurobuner, zona militare, autoparco e zona di competenza ferroviaria.

Arpa, l'agenzia regionale di protezione ambientale, ha sottoposto a contradditorio il 15% del totale dei campioni prelevati dalle anlisi chimiche condotte su suolo, sottosuolo e acque sotterranee per ciascuna matrice campionata. Il 18 maggio scorso Arpa sicilia aveva validato l'analisi. 

Le considerazioni

Nella relazione si legge che: "La contaminazione è estesa a tutto il sito ed è congruente con le attività antropiche che negli anni si sono susseguite; i relitti presenti hanno contribuito alla contaminazione; i contaminanti di natura inorganica (metalli sono concentrati nello strato superficiale); quelli di natura organica (Ipa, Pcb, idrocarburi sono stati rilevati nel suolo profondo); la sorgente degli idrocarburi è localizzata nella zona dell'ex degassifica; le acque sotterranee a causa dell'ingresso dell'acqua di mare, dell'attività di degradazione anaerobica biomediata della sostanza organica e dalla presenza di solventi compatibili con l'attività di cantieristica navale". 

Il presidente dell'Autorità portuale Mario Mega: "Lo Studio che ha realizzato l'Università di Messina conferma l'elevato rischio su quelle aree dove ricordo il piano regolatore del porto non prevede più aree industriali ma zone a verde e parchi, questo documento già trasmesso alla Regione e quando sarà approvato potremo procedere al primo vero studio di fattibilità per determinare le risorse destinate alla bonifica, la zona falcata nei decenni è stata rovinata in maniera indescrivibile, questo è un primo step per concretizzare i piani in programma". 

Presente anche il rettore Salvatore Cuzzocrea che ha sottolineato la sinergia con le istituzioni sulla strada del fare e non delle chiacchiere: "Capisco che questi atti creino nervosismo contro l'Ateneo e l'Autorità portuale, per venti anni si è parlato di zona falcata come bomba ecologica e si è solo parlato, questo è il primo studio innovativo mai realizzato, oggi è un momento storico". 

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