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Cronaca

Autostrade, il giudice del lavoro dà ragione ai dipendenti in comando al Cas: “Possono rimanere”

Alcuni impiegati dell'ex Provincia avevano fatto ricorso contro la legge che imponeva un limite di tre anni. La sentenza fa riferimento a una nuova norma che la Regione siciliana a tutt’oggi non ha ancora recepito

Il giudice del lavoro Graziella Bellino ha dato ragione ai dipendenti in comando al Cas che hanno chiesto di rimanere al Consorzio. Si tratta di un gruppo di dipendenti della Città metropolitana che erano stati spostati al Cas in base all’istituto del Comando e che avrebbero dovuto fare ritorno alla base dopo i primi tre anni.

Il giudice ha invece riconosciuto il loro diritto ad essere trasferiti al Consorzio con decorrenza 29 gennaio 2016, data di emanazione della legge che la Regione siciliana a tutt’oggi non ha ancora recepito.

Una sentenza importante perché segna un precedente anche per tutti i dipendenti del Consorzio che da anni reclamano i loro diritti contrattuali.

Nella sentenza infatti la Bellino scrive: “La parte resistente (Cas, ndr) ritiene che la disposizione in esame non possa trovare applicazione nel territorio della Regione Siciliana ritenendo la materia di competenza esclusiva della Regione stessa. Tale assunto – spega il giudice del lavoro - non è fondato e non può essere condiviso. Infatti secondo la giurisprudenza costituzionale ‘la regolamentazione del rapporto di pubblico impiego cosiddetto privatizzato ovvero contrattualizzato, ivi compreso quello relativo al personale delle Regioni a statuto speciale, è riconducibile alla materia ordinamento civile di cui all'art. 117, comma 2 (....)”, competenza esclusiva dello Stato.

Una decisione che fa tirare un sospiro di sollievo sia ai dipendenti della Provincia in comando sia a quelli di ruolo e sia ai precari che  ancora stanno occupando gli uffici del Consorzio di contrada Scoppo per protesta. L’assessore regionale alle Infrastrutture Marco Falcone aveva infatti promesso di verificare la possibilità di assegnare al personale precario in protesta, il 75 per cento dei posti lasciati vacanti da chi va in quiescenza, come stabilito dalla recente norma regionale.  Adesso  il 75 per cento potrebbe trasformarsi in cento per cento come stabilito, invece, dalle norme nazionali.

Articolo aggiornato il 20 novembre ore 22.36 per aggiungere la seguente nota:

In riferimento all'articolo di cui all'oggetto, sento la necessità di fornire alcune precisazioni in merito:  i sette ricorrenti (dipendenti del Cas in posizione di comando già da periodo precedente al 30/6/2015) hanno adito le vie legali per ottenere il riconoscimento del proprio diritto di essere immessi nei ruoli del Cas così come disposto dall'art.4 del D.l. 78/2015, e non certo per "ricorrere contro la legge che imponeva un limite dei tre anni". Tra l'altro non c'è nessuna norma "nuova" che va recepita dalla Regione in quanto la stessa norma c.d. legge Del Rio è una riforma di carattere economico sociale che entra in vigore in tutte le Regioni( ordinarie e/o speciali). Quanto sopra per sottolineare che la sentenza citata nulla ha a che vedere con le altre vicende che vedono coinvolti gli altri lavoratori del Cas. Grazie per la disponibilità  che mi ha dimostrato.
Distinti saluti
dott. Caterina Lombardo

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