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Cronaca

Medici a processo per aver usato l’elisoccorso: “Mi hanno salvato la vita, meritavano l’encomio”

L'ex consigliere comunale Interdonato scende in campo per difendere i due sanitari del 118 che dovranno ancora rispondere per aver autorizzato il trasporto da Messina a Palermo nel 2013 dopo un incidente. Per la Cassazione il processo è da rifare. "I costi di indagine superiori di almeno 3 volte rispetto a quelli contestati"

Un incidente che solo per miracolo non si è tramutato in tragedia ma che balzò agli onori della cronaca, anche nazionale, per un altro aspetto. Quello giudiziario che ne seguì. A distanza di nove anni è l’ex vicepresidente del Consiglio comunale Nino Interdonato a raccontarlo attraverso un post sul suo profilo Facebook. 

Luglio 2013 e Interdonato stava rientrando a casa, percorrendo la via Garibaldi a bordo della sua moto. Scrive: “Una automobilista, di colpo, inverte il senso di marcia e mi travolge, finisco sotto un furgone parcheggiato in divieto di sosta. L’impatto è devastante, il mio volto si squarcia, il naso praticamente è andato via, orbita fratturata, cranio lesionato, sangue ovunque. Perché sono vivo? Semplicemente grazie all’intervento tempestivo dei medici, al protocollo seguito e alle loro cure.  Ovunque si parlerebbe di un caso di buona sanità. In Sicilia no”. 

Perché quei medici finiscono sotto processo per il costo del trasporto in elisoccorso all’ospedale Villa Sofia di Palermo. Quei 15.000 euro era un costo ingiustificato. Si disse che il trasferimento fosse stato deciso per la vicinanza politica di Interdonato all’onorevole Beppe Picciolo, tanto che nel processo che seguì fu chiamato a testimoniare anche l’ex presidente della Regione Rosario Crocetta. 

“I titoli di giornali e tv si sprecano – ricorda Interdonato - Ovviamente il processo è finito in una bolla di sapone ma ho chiesto, e ancora attendo risposte, di sapere come siano finiti i dati della mia cartella clinica nelle redazioni giornalistiche, dovrebbero essere dati supersensibili, e qualcuno dovrebbe rispondere di violazione della privacy, ma nessuno indagherà su questi fatti”. 

Il processo si concluse con la riduzione, in appello, della condanna ai due medici coinvolti Pietro Marino (all’epoca responsabile della Centrale 118) e Francesco Cucinotta, dirigente del Pronto Soccorso del Policlinico, da quattro anni a due anni ed otto mesi. Adesso la Cassazione ha deciso per l’annullamento della sentenza e ordinato che si rifaccia il processo. Dispositivo secco, senza alcuna motivazione che potrebbe arrivare entro un mese. Solo leggendo le parole dei giudici della Suprema Corte si potrà comprendere il motivo della decisione. 

Adesso sarà un nuovo processo a dire se si sia trattato di favoritismo e se l’elisoccorso sia stato utilizzato come servizio taxi, così come diceva l’accusa, oppure se sia stato correttamente impiegato perché la situazione era talmente grave che lo richiedeva. 

“I costi di indagine come spesso accade in Italia sono superiori di almeno 3 volte i costi contestati” denuncia oggi Interdonato che aggiunge: “Una vicenda surreale che lascia cicatrici non solo sul mio corpo, ma anche nella mia mente. Abbraccio i dottori Cucinotta e Marino e li ringrazio per avermi salvato la vita. In un’altra nazione avreste ricevuto un encomio, al posto di un processo”. 

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