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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Lavoro nero con turni massacranti e umiliazioni in due Rsa, cinque arresti

Le strutture sottoposte a controllo giudiziario dopo l'operazione della guardia di finanza. Su 40 dipendenti ben 36 non erano regolarizzati. Impedito riposo e ristoro durante il servizio

Un vero e proprio inferno. Così si possono descrivere le condizioni di lavoro di decine di dipendenti all'interno di due Rsa nei dintorni di Taormina. Nelle strutture, adibite per la cura degli anziani, vigevano regole ferree e distanti anni luce dalla legge. Lavoro nero e sfruttamento a farla da padroni con ben 36 impiegati su 40 senza contratti e diritti. Per questo la guardia di finanza ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip, su richiesta della Procura nei confronti di sette persone (5 arresti domiciliari e 2 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria), con contestuale sequestro di beni per un valore di oltre 180mila e l’applicazione del “controllo giudiziario" per le due società. I reati di associazione a delinquere, estorsione e intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.

VIDEO | Contratti simulati e niente ferie e permessi: così imperava il capolarato

Nello specifico, dopo una meticolosa mappatura economica del territorio di competenza, in pieno periodo pandemico, le Fiamme Gialle della Compagnia di Taormina effettuavano un
mirato intervento in materia di sommerso da lavoro presso una RSA della provincia, riscontrando come il titolare si fosse avvalso, per l’assistenza degli anziani ivi ricoverati, negli anni dal 2016 al 2020, di ben 36 lavoratori “in nero”, a fronte di una forza lavoro complessiva impiegata di 40 dipendenti.

Di qui la genesi delle successive indagini, coordinate dalla Procura, consistite in complesse ricostruzioni documentali, intercettazioni telefoniche e accertamenti bancari, dalle quali emergeva come il dominus della struttura residenziale, al fine di ottenere indebiti risparmi in termini di versamento di contributi ed oneri previdenziali, avesse abusivamente impiegato, completamente e/o parzialmente, i predetti lavoratori, senza effettuare la prescritta comunicazione al Centro per l’Impiego.

Niente pause durante il servizio e turni notturni di 12 ore

In particolare, all’esito degli accertamenti svolti dai Finanzieri si acquisiva alle indagini come il titolare delle strutture assistenziali giungesse, addirittura, ad impedire la fruizione di qualsiasi forma di riposo o ristoro durante l’orario di lavoro, nonché di socializzare tra loro, arrivando persino a vietare lo scambio reciproco dei numeri di telefono. Di non minore rilevanza, poi, la circostanza come i medesimi lavoratori effettuassero, singolarmente, il turno notturno, pari a dodici ore, durante il quale, oltre ad accudire gli anziani, avrebbero anche dovuto svolgere altre incombenze, quali il lavaggio e la stiratura delle telerie.

700 euro al mese per 38 ore settimanali

Dalle indagini è inoltre emerso come a fronte della previsione dei contratti di lavoro collettivo che, “per i dipendenti dalle cooperative, consorzi e società consortili del settore socio-sanitario-
assistenziale-educativo e di inserimento lavorativo”, prevedono una paga base che va, a seconda del livello di inquadramento, da € 1.184,19 a € 1.426,41, per un orario di lavoro
pari a 38 ore settimanali, i lavoratori della Rsa ispezionata percepissero solo circa € 700,00, indipendentemente dalle mansioni svolte e dalle ore lavorate, peraltro pari, in media, a 45 ore settimanali.

In altri termini, secondo ipotesi d’accusa, si documentavano palesi violazioni alla normativa relativa all’orario di lavoro, ai periodi di riposo, al riposo settimanale,
all’aspettativa obbligatoria, alle ferie, in totale spregio della normativa nazionale e comunitaria in materia di organizzazione dell’orario di lavoro. Nel merito, salvo diverse valutazioni nei successivi gradi di giudizio e fermo restando il principio di non colpevolezza sino a sentenza passata in giudicato, le indagini consentivano di documentare come, al fine di giungere contabilmente all’importo di 700,00 euro, il gruppo tra imprenditori e consulenti oggi tratto in arresto predisponesse specifici prospetti paga che:

- per un verso, solo formalmente, certificavano l’esecuzione di prestazioni lavorative in linea con la tipologia di contratti di lavoro stipulati con i dipendenti, attestanti la
corresponsione di tutte le categorie di indennità spettanti, al solo scopo di dare una parvenza di legalità in termini di diritti sindacali concessi e, così, evitare eventuali
successivi controlli

- d’altro canto, invece, riportassero anche l’inserimento, tra le voci stipendiali, di giorni e/o ore di assenza dal lavoro che, di fatto, non risultavano fruite dai dipendenti, talché si
determinava una significativa riduzione delle spettanze stipendiali, in palmare danno dei medesimi lavoratori.

Ma v’è di più. Tale illecito meccanismo era oggetto di imposizione sin dalla prima fase del colloquio per l’assunzione, mortificando le legittime aspettative dei lavoratori che, loro malgrado, si trovavano costretti a soggiacere all’illecito meccanismo estorsivo perché bisognosi di lavorare.

L'autorità giudiziaria ha inoltre disposto, nei confronti delle Rsa anche l’applicazione del controllo giudiziario, nominando un Amministratore giudiziario che affiancherà gli imprenditori nella gestione
dell’Azienda e autorizzerà lo svolgimento degli atti di amministrazione utili all’impresa, al fine di impedire il reiterarsi di situazioni di grave sfruttamento del lavoro.

Si tratta di uno dei pochi casi a livello nazionale e, sicuramente, il primo caso di applicazione a livello provinciale di tale straordinario strumento di contrasto, previsto dal legislatore quale misura alternativa al sequestro cd. “impeditivo”, proprio al fine di salvaguardare i livelli occupazionali. Sul punto, il competente Giudice ha così motivato la sua decisione: “nel caso di specie, sussistono fondate ragioni per ritenere che la libera disponibilità da parte degli indagati delle strutture possa aggravare o protrarre le conseguenze del reato, atteso che, in assenza di controllo, è del tutto probabile che gli stessi proseguirebbero nelle condotte di sfruttamento dei lavoratori dipendenti.”

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