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Cronaca

Mamme "equilibriste" tra pandemia e lavoro negato, Sicilia maglia nera per gli aiuti ai genitori

È il quadro che emerge dal rapporto diffuso in occasione della Festa della Mamma da Save the Children. Palese il divario tra Nord e Sud. Campania, Calabria e Sicilia ultime per il supporto alla genitorialità

Le mamme con figli minorenni in Italia sono poco più di 6 milioni e nell’anno della pandemia molte di loro sono state significativamente penalizzate nel mercato del lavoro, a causa del carico di lavoro domestico e di cura che hanno dovuto sostenere durante i periodi di chiusura dei servizi per l’infanzia e delle scuole. Su 249 mila donne che nel corso del 2020 hanno perso il lavoro, ben 96 mila sono mamme con figli minori. Tra di loro, 4 su 5 hanno figli con meno di cinque anni: sono quelle mamme che a causa della necessità di seguire i bambini più piccoli, hanno dovuto rinunciare al lavoro o ne sono state espulse. D’altronde la quasi totalità – 90 mila su 96 mila – erano già occupate part-time prima della pandemia. È questo il quadro tracciato dal sesto rapporto “Le Equilibriste: la maternità in Italia 2021”, diffuso in occasione della Festa della Mamma, da Save the Children. Nel documento emerge ancora una volta il gap tra Nord e Sud del Paese. Campania, Calabria e Sicilia ultime per gli aiuti forniti alla genitorialità.

Uno dei dati contenuti del rapporto è l'indice della madri. Il parametro identifica le Regioni che si impegnano, di più o di meno, a sostenere la maternità in Italia. Elaborato dall’Istat per Save the Children valuta, attraverso 11 indicatori, la condizione delle madri in tre diverse aree: quella della cura, del lavoro e dei servizi.

La Sicilia si schioda dall'ultimo posto (che spetta alla Campania) e raggiunge il terzultimo. Anche quest’anno, sono le regioni del Nord ad essere più mother friendly: qui si registrano dati ben oltre la media nazionale, rispetto a quelle del Sud, dove tutti e tre gli indicatori si posizionano al di sotto di tale media. Nell’indice generale, le regioni più virtuose risultano nuovamente le Province Autonome di Bolzano e Trento seguite da Valle d’Aosta ed Emilia-Romagna. 

Il dominio "Lavoro" tiene conto della partecipazione delle donne al mercato del lavoro: sei indicatori riferiti al tasso di occupazione e a quello di mancata partecipazione femminile diversificati in base alla classe di età. La Sicilia chiude la classifica nazionale.

"La comparazione dei valori tra il 2008 e il 2020 - dicono da Save the Children - dà conto della lunga crisi economica che ha colpito l’Italia in questi anni. Se, infatti, dal 2004 al 2008 si registra un miglioramento della situazione, negli anni successivi la situazione peggiora: un lento declino che continua costante fino all’ultima annualità considerata in questa analisi. Nonostante si intraveda qualche segno di miglioramento nella comparazione tra i valori degli ultimi tre anni rispetto al 2017, il paragone con il 2008 mette in rilievo come, nella maggioranza delle regioni, la situazione lavorativa delle donne sia ancora lontana dai livelli antecedenti la crisi (valore del 2004). Da notare come tutte le regioni del Mezzogiorno presentino, per tutte e sette le annualità di confronto, valori largamente inferiori al 100 di riferimento (fatta eccezione per l’Abruzzo del 2008); ciò dimostra la preoccupante condizione lavorativa delle donne che, da un lato, la crisi ha potuto solo peggiorare ma che, dall’altro, nell’ultimo anno, ha visto un lievissimo segnale di ripresa". 

Il dominio dei “Servizi” analizza due indicatori di contesto: la percentuale bambini che frequentano la scuola dell’infanzia e l’indice di presa in carico dei bambini all’asilo nido e altri servizi integrativi per la prima infanzia. La Sicilia, per questo aspetto, è terzultima. "La serie storica dal 2004 al 2018 fa registrare un costante peggioramento, dovuto in particolare alle carenze relative ai servizi pubblici per la prima infanzia; i valori del 2019 e, soprattutto, del 2020, a livello nazionale, fanno registrare una sensibile ripresa che può far ben sperare per gli anni a venire", sottolineano da Save the Children.

"Anche quest’anno, l’'Indice delle madri' mostra il netto divario tra regioni del Nord e regioni del Sud. Per quanto ci sia una miglioramento generale dei dati in tutte le regioni, le prime mostrano valori più alti della media, mentre nel Mezzogiorno si riscontra l’esatto contrario con valori più bassi. È evidente - conclude Antonella Inverno, responsabile Politiche Infanzia e Adolescenza di ‎Save the Children Italia - che al Sud il gap non è mai stato superato in nessuna delle tre aree. Questo si traduce non solo in uno scarso riconoscimento dei bisogni e delle necessità delle donne che vogliono diventare madri, ma anche dei diritti relativi allo sviluppo e all’educazione di bambini e bambine".

Fonte: PalermoToday

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