Presti chiude l'albergo museo: "La mia scelta politica davanti alla solitudine e all’indifferenza"
La struttura di Castel di Tusa, cuore pulsante della Fiumara d'arte, è stata oggetto di un blitz da parte dei Nas ma il mecenate ha deciso di gettare la spugna e portare i libri al Comune: "Non si può continuare sempre a lottare, scelgo la via del futuro come Librino a Catania e i grandi progetti del cuore"
Era il 1993 quando la Corte d’Appello di Messina aveva detto no all’arte ordinando di chiudere e demolire la Finestra sul mare di Tano Festa. Esattamente trent’anni dopo, nel silenzio assordante, si consuma un altro tentativo di uccidere l’arte usando la burocrazia come arma.
Antonio Presti, mecenate di Castel di Tusa, ha già consegnato i libri al Comune cessando l’attività dell’Hotel Atelier sul mare aperto 40 anni fa, albergo-museo d’arte contemporanea unico al mondo, a pochi metri da un mare meraviglioso, quello di Castel di Tusa e Cefalù.
In quelle venti stanze affidate ad artisti internazionali - come la Stanza del Profeta, omaggio a Pier Paolo Pasolini, di Antonio Presti, Adele Cambria, Dario Bellezza (1995), la Trinacria di Mauro Staccioli, Mistero per la Luna, di Hidetoshi Nagasawa, Terra e Fuoco, di Luigi Mainolfi – hanno fatto capolino i carabinieri dei Nas che hanno multato la struttura e imposto di sistemare alcuni bagni e adeguare alle norme di sicurezza.
Prescrizioni a cui Presti ha provato in un primo momento a capire come ottemperare, ma di fronte alle difficoltà burocratiche e costi di ristrutturazione ha risposto portando i libri al municipio.
“Cessare l’attività di un museo e di una struttura alberghiera è stata una scelta politica della Fondazione rispetto alla solitudine e all’indifferenza – spiega oggi Antonio Presti a MessinaToday - Cessare una attività non è anti o contro nessuno ma è sempre avere la visione del futuro, né da vittima né da eroe. Significa anche arrivare a un punto della propria vita in cui occorre prendere atto della realtà. Basta, non ce la faccio più - allarga le braccia Presti - Naturalmente non è in discussione il rispetto delle regole ma non si può continuare sempre a lottare, scelgo la via del futuro come Librino a Catania e i grandi progetti del cuore. Pensavo di essere una grande opportunità restituendo queste mete internazionali al territorio e invece oggi assisto ancora una volta a un becero opportunismo di convenienza, di consumo”.
Un territorio, quello dei Nebrodi, che ha sempre vissuto le opere d’arte della Fiumara come un’offesa. Un fatto fuori dalle regole, che mette in crisi le leggi e le oltraggia. Non a caso sono state poste sotto sequestro sculture della Fiumara d’arte a dispetto di mille e mille impianti e costruzioni abusive.
E’ la contraddizione del nostro tempo. Che un uomo come Antonio Presti sfida ancora una volta con il potere della rinuncia. Perché non bastano gli articoli, a decine, a centinaia, dei giornali italiani e stranieri sulle sue vicende. Così come non sono bastati i turisti di tutto il mondo nell’albergo-museo. Non sono bastate neanche le bombe per creare attorno a Presti un cordone di protezione. Il mecenate di Castel di Tusa resta evidentemente per i Nebrodi una minaccia se è vero che dai sindaci dell’hinterland, con qualche debole eccezione, si è registrato solo il silenzio.
Basti pensare che il restauro della Fiumara d’arte è bloccato da quando il comune di Mistretta è stato sciolto per mafia, tre anni fa, e la nuova amministrazione presieduta da Totò Sanzarello non ha trovato modo di avviare le procedure per riprendere quel percorso. Ancora oggi dunque il problema è proprio la Fiumara d’arte di cui l’albergo museo è cuore pulsante.
“Il problema è il sistema che trova nell’indifferenza e nell’ignoranza il suo senso – spiega Presti - ma per me oggi il problema vero è soprattutto la continuità. A chi lasciare questo patrimonio. Perché la Fiumara d’arte non è una cosa fisica, è una persona, che merita rispetto. Ritornare ad essere ostaggio della burocrazia o di una mancanza di cuore e affettuosità mi sembra una azione territoriale. Io non chiedo solidarietà, ma rispetto per questo patrimonio, per la cultura, oltre per la convenienza economica indotta. Non sono soltanto una macchina di soldi e di marketing per il territorio, ma una persona che dedica la propria vita al bene comune. Che deve essere rispettato e protetto, considerando che in questa stagione della mia vita penso già a chi lasciare questi figli”.
Quello che non dice Presti è che la Fiumara d’arte è anche un obbligo soprattutto della Regione Sicilia che ora dovrebbe creare un tavolo con gli assessorati competenti sul futuro delle opere, la gestione, la fruizione e la valorizzazione. Opere che sono famose in tutto il mondo ma abbandonate all’oblio dell’indifferenza e dell’ignoranza, esposte alle intemperie, cemento ribelle che comincia a sgretolarsi, labirinti già popolati da erbacce e animali al pascolo.
Questo è quello che i politici di Sicilia e di Messina, dopo anni di solenni promesse e bugie, sono riusciti a riservare all’Utopia della Fiumara d’Arte e all’albergo museo. Dove è già cominciata l’opera di smantellamento.
L’imponente “Cavallo eretico” di Antonello Bonanno Conti posto davanti all’Atelier sul mare è stato smantellato. La scultura di quattro metri realizzata in acciaio e inaugurata nel giugno del 2020, che aveva arricchito la collezione Fiumara d’Arte, sarà rimontata a Librino dove - spiega con amarezza il mecenate di Castel di Tusa - "l’ignoranza non è ostacolo ma è lo specchio della differenza".