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Cronaca

Falsi green pass a dieci euro, il sistema Cocivera: fra gli indagati docenti, militari, dirigenti dell'Asp

Sottoposti a misura cautelare l'ex ginecologo insieme ai dipendenti di un laboratorio di analisi accusati di ingannare la piattaforma ministeriale. Giovedì cominceranno gli interrogatori dei quattro indagati. Ecco come funzionava

C'è un dipendente dell'Atm, un vigile urbano, una docente, un dirigente dell'Asp, un militare della Marina, un finanziare, il titolare di una pizzeria e persino la moglie di un detenuto del carcere di Barcellona Pozzo di Gotto. Sono in tutto 39 le persone coinvolte nell'inchiesta portata avanti dal sostituto Roberta La Speme e dalla Guardia di Finanza sul rilascio dei falsi green pass in molti casi anche senza l'esecuzione del tampone, che ha portato a sgominare quella che gli inquirenti definiscono una organizzazione criminale composta da un medico e tre operatori. 

A capo del sistema - secondo l'accusa -  c'era Giovanni Cocivera, ex ginecologo dell'ospedale Piemonte, coinvolto nel 2016 nel caso degli aborti clandestini a pagamento nel suo studio medico e radiato nel 2020 dall'albo. Insieme a lui operavano Giuseppe Cozzo, Francesca Arena, Antonino Spinella ed Emanuela Villari, titolari e impiegati a vario titolo nello studio diagnostico "Santa Lucia snc" di Messina.

 Per Cocivera, Cozzo, Arena e Villari il gip Tiziana Leanza ha disposto l'obbligo di firma dal lunedì al sabato. Il pm aveva chiesto l'arresto. A partire da giovedì 19 gennaio per i quattro cominceranno gli interrogatori di garanzia. 

Il modus operandi 

Intercettazioni, filmati audio, fotografie, conversazioni whatsapp. Agli atti delle oltre 150 pagine del dispositivo cautelare sono messe nero su bianco tutte le azioni degli indagati che raggiravano la piattaforma ministeriale nella maggior parte dei casi senza l'esecuzione del tampone durante i primi mesi del 2022.

Dall'indagine emerge che Cocivera incontrava i clienti, trascriveva i dati personali e, dopo aver eseguito il tampone senza sottoporlo al reagente per risalire alla negatività o positività del test, inviava allo studio diagnostico l'esito negativo che veniva inserito, quindi, nella piattaforma ministeriale. Talvolta i clienti stessi richiedevano che l'esito negativo del test venisse caricato sulla piattaforma in un determinato momento della giornata affinché il green pass avesse la validità oraria adeguata alle esigenze dei richiedenti. 

"Dieci euro è un prezzo competitivo"

Rientro al lavoro, viaggi, partecipazione a manifestazioni sportive. Questi i motivi che avrebbero spinto i clienti a rivolgersi a Cocivera. Secondo quanto scritto dal gip i pazienti si presentavano al suo cospetto pienamente consapevoli della prassi del'indagato. L'ex ginecologo è accusato anche di aver esercitato una professione per la quale è richiesta una speciale abilitazione dello Stato, nonostante sia stato radiato dall'albo dei medici.

L'attività veniva svolta a domicilio, nel suo vecchio studio medico in via La Farina senza alcuna autorizzazione e in alcuni orari e giorni della settimana anche in un locale del sindacato Or.S.A. all'interno della stazione marittima delle Ferrovie dello Stato. Dieci euro, il prezzo proposto per tutto il servizio. "Io lavoravo dalle cinque e mezza di mattina alle nove e mezza di sera - dichiarava Cocivera in una intercettazione - E nel periodo boom facevo oltre 1300 tamponi a settimana anche perché mantenevo un prezzo basso, dieci euro è un prezzo competitivo!". 

"Ah viene Mattarella? Ammazziamolo non vale una lira"

Fra gli indagati anche un militare della Marina Mlitare che risultava essere in isolamento in quanto positivo al covid e che, per necessità di servizio, doveva fare un tampone prima dell'appuntamento fissato dall'Usca. Dopo i sette giorni di quarantena l'uomo era ancora positivo e per concludere in anticipo l'isolamento doveva essere ufficialmente dichiarato negativo. Così si è rivolto all'ex ginecologo conosciuto grazie a una vicina di casa. 

"Io mercoledì lavoro alla base perché sono un militare della Marina e viene Mattarella e dovrò essere lì", diceva il militare durante una intercettazione telefonica. "Ah viene Mattarella..ammazziamolo a Mattarella non vale una lira", rispondeva Cocivera fissando per il giorno dopo il falso tampone negativo che per l'indagato avrebbe decretato la fine dell'isolamento. Senza eseguire alcun test, come dimostrato dai filmati delle telecamere, il militare ha ottenuto il certificato di negatività. 

"Dottore devo rientrare a scuola sennò sono assente ingiustificato"

A rivolgersi a Cocivera anche una docente che doveva rientrare a lavoro dopo la sospensione imposta dai decreti ministeriali perché priva del vaccino. La donna - emerge dalle intercettazioni - ha chiesto all'ex ginecologo il green pass senza sottoporsi a tampone. "Dottore purtroppo devo rientrare sennò sono assente ingiustificato, ero sospesa.. mi ha chiamato il vicepreside oggi", dice l'insegnante. "Ma per la domenica non c'è un modo per non farmi venire?".

"Domenica mi mandi dalle cinque e mezza fino alle sette la tessera e il numero - rispondeva Cocivera - Due messaggi diversi". In varie volte i due si sono incontrati, e in un caso la docente è stata ricevuta anche insieme al marito. Durante un incontro la docente ha richiesto un falso green pass per partecipare a un concorso.  "Io ho il concorso, sono a Palermo, domenica parto mi può fare un favore? Il green pass lo faccia quando siamo in viaggio di mattina - affermava la donna - In albergo non c'è necessità del green pass, solo per il concorso sempre per la scuola, per il ruolo". 

"Me lo può mandare un Green Pass? Mi stanno facendo il verbale" 

Emblematico anche il caso del titolare di una pizzeria che, sprovvisto di green pass, per evitare una sanzione durante il controllo di una pattuglia dei carabinieri, tramite whatsapp chiede aiuto a Cocivera.

"Ho il controllo me lo può mandare un Green Pass? Velocissimo che fra mezz'ora ritornano. Mi stavano facendo il verbale", scrive l'uomo. "E muoviti..mandami il frontespizio della terssera e il numero, punto", risponde Cocivera. A distanza di 40 minuti il cliente otteneva la certificazione. 

La posizione di Emanuela Villari

"In relazione alla giovane Villari, vi è da precisare che non era dipendente, né mai lo è stata, del laboratorio di analisi cliniche", ha speificato l'avvocato difensore Giuseppe Romeo. "Non conosce personalmente Cocivera. Ella ha solo un rapporto di parentela con Cozzo (è il suocero del fratello), il quale nel pieno della pandemia e dell'obbligatorietá del green pass, le ha proposto di colloborare da casa all'inserimento dei dati dei tamponi effettuati nel sistema sanitario, considerato l'alto numero dei tamponi da inserire".

"Pertanto riceveva i messaggi con documenti del soggetto che aveva effettuato il tampone e procedeva all'inserimento per il rilascio dell'eventuale green pass. Nessun altro accordo con gli altri coindagati, nemmeno conosciuti. Ci sarà modo con ricorso al riesame ma si spera già con l'interrogatorio di garanzia di chiarire la posizione della mia assistita", ha concluso il legale. 
 

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