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Cronaca

Cervelli in fuga che ritornano, la storia di Alessandro con una gran voglia di “isaripubbirazzu”

Tornato in città dopo vent'anni ha cominciato la sua piccola “rivoluzione” civica al villaggio Unrra. “Mi sono messo a pulire strade, aiuole e campetto. Nessuno si lamentava perché erano abituati al degrado. Ma pian piano la gente ha iniziato a condividere e apprezzare il mio operato”

A volte ritornano. La “fuga dei cervelli” è diventata un’espressione ormai anche troppo abusata. L’idea che i cervelli migliori lascino l’Italia per cercare migliori opportunità all’estero, al nord. E per molti di questi ragazzi il biglietto è di sola andata. Ma alcuni tornano indietro. Per amore, per nostalgia. E la consapevolezza che ciascuno pò fare qualcosa per strappare dagli ultimi posti delle classifiche sulla qualità della vita una città che merita di essere amata. Come è accaduto ad Alessandro Brigandì, che a MessinaToday racconta la sua storia.

Mi chiamo Alessandro Brigandì e 23 anni fa, appena maggiorenne, lasciavo la mia città per “migrare al nord”. Allora, per un giovane del sud come me, la chiamata al servizio di leva rappresentava la speranza di un futuro occupazionale e di una stabilità economica che la mia città non era in grado di offrirmi.

Era il 1998 e il fischio di un treno in partenza dalla stazione di Messina segnava la fine di una gioventù spensierata, trascorsa tra l’oratorio di Villaggio Unrra Casas e il volley, una delle mie più grandi passioni. Prima di partire il mio sogno era quello di frequentare l’Isef, attuale Scienze Motorie.

Quando mi sono avvicinato alla pallavolo, mentre frequentavo le superiori, pensavo già al mio futuro come professore di educazione fisica. Da allora di tempo ne è passato un bel po’. Ho prestato servizio in tante città d’Italia, ho vissuto 4 anni a Milano e ben 16 a Udine.

Ho trascorso quasi la metà della mia vita al nord e se oggi sono l’uomo che sono diventato, lo devo alle esperienze che ho vissuto in questi ultimi vent’anni.

Grazie a quel pizzico di “faccia tosta”, che da buon siciliano non mi manca, ho stretto legami solidi, attorniato dall’affetto sincero di tanti amici e colleghi.

Ho vissuto esperienze bellissime, esaltanti e formative che sicuramente non avrei vissuto se fossi rimasto nella mia città. 

Messina nel 1998 non era certamente la città che è oggi. Era una città culturalmente spenta. Una città ricca di bellezza, ma “deturpata” da una mentalità miope e gretta.

Strade, marciapiedi, parchi e aiuole delle città del nord in cui ho vissuto erano dei vivai a cielo aperto, per non parlare dell’efficienza degli uffici pubblici.   

Messina invece era indietro in tutto: le periferie erano ricettacolo di rifiuti, delinquenza e spaccio. Le differenze tra la mia città e quelle del nord erano abissali, specialmente per ciò che riguarda la cultura del lavoro, l’impegno personale e il rispetto per l’ambiente. Nonostante tutto non ho mai dimenticato le mie radici.

Sono passati vent’anni e quell’uomo che sono diventato oggi conserva ancora dentro di sé l’anima di quel ragazzino nato e cresciuto nella periferia sud della città dello Stretto che ha lasciato Messina ricordando a sé stesso che sarebbe tornato.

Grazie al trasferimento sono tornato a casa a riabbracciare i miei cari e i miei amici di sempre.

Tornavo nel mio rione e sin da subito dentro di me cresceva un sussulto d’orgoglio, cresceva la convinzione di dover essere in prima linea per la mia città.

Ancora oggi, dati alla mano, Messina è maglia nera per qualità della vita: complice anche la pandemia in atto, si è aggiudicata il 91esimo posto nella classifica delle città d’Italia. Ma sono convinto che ogni singolo cittadino sia in dovere di fare qualcosa per migliorare la città in cui vive.

Per questo a giugno 2018 ho deciso che era l’ora di …“isari pubbirazzu”.

Una mattina ero al villaggio e mi sono messo a pulire strade, aiuole e campetto. Nessuno si lamentava perché erano abituati al degrado. Ma pian piano la gente ha iniziato a condividere e apprezzare il mio operato. Così ho fondato l’associazione #isamupubblirazzu per coinvolgere più gente.

L’obiettivo è far diventare questo sodalizio punto di riferimento soprattutto per i giovani, sperando di poterne coinvolgere il più possibile con le nostre future attività. Tanti gli scopi raggiunti dal 2018 a oggi. Con l’inizio della differenziata, il senso di responsabilità assunto dalla gente e il nostro operato al Villaggio Unrra ha fatto la differenza, basti pensare che abbiamo tolto enormi quantità di terra che non permetteva di far defluire correttamente l’acqua piovana ma favoriva la crescita continua di erbe infestanti. Per l’anno 2021, nel pieno rispetto delle disposizioni anti-covid19, siamo pronti a proseguire la collaborazione con il Comune di Messina e con Messina Servizi per lavori di arredo urbano e condividere qualsiasi attività con altre Associazioni cittadine.  Per la stagione estiva ci auguriamo di poter riutilizzare il Campetto “Santino Maffei” abbandonato, privo di illuminazione, con recinzione divelta e diventato ricettacolo di deiezioni canine.

Ultimo step sarà chiedere delucidazioni varie all’Iacp sul futuro delle botteghe del Villaggio Unrra Casas chiuse e mai più utilizzate. Nello specifico l’associazione avrebbe bisogno di una sede da mettere a disposizione della comunità e queste botteghe potrebbero rappresentare la soluzione.

Messina deve crescere e può farlo con l’impegno di tutti, ma è necessario costruire rapporti fattivi tra istituzioni e cittadini.

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