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Cronaca

Concorsi truccati all'università di Reggio, l'inchiesta dopo le denunce di una messinese: "Agito per la legalità, mi consideravano strana"

La denuncia dell'architetto Clarastella Vicari Aversa dietro l'operazione della Finanza che ha sconvolto l'ateneo reggino. Oltre 40 ricorsi amministrativi, poi la lettera in Procura: "Non sono contenta, l'ho fatto solo per difesa"

C'è un esposto in Procura di un architetto messinese dietro l'inchiesta sui concorsi truccati all'università di Reggio Calabria. Stamane l'operazione "Magnifica" della guardia di finanza ha portato a 52 indagati, tra cui il rettore Santo Marcello Zimbone. Tutto nasce dalla denuncia di Clarastella Vicari Aversa, attuale vicepresidente dell'Ordine degli Architetti peloritano, presentata dopo oltre quaranta ricorsi amministrativi su un concorso per ricercatore a tempo indeterminato bandito nel lontano 2008.

Da qui si è scoperchiato un pentolone che all'interno conteneva, come riporta Reggio Today, presunte condotte illecite, commesse in un arco temporale molto significativo, dal 2014 al 2020, integranti l’esistenza di un’associazione dedita alla commissione di delitti contro la pubblica amministrazione e contro la fede pubblica nella direzione e gestione dell’università degli studi Mediterranea di Reggio Calabria e delle sue articolazioni compartimentali.

"Ho fatto tutto a malincuore - racconta Vicari Aversa - e non certo per attaccare, ma solo per difendere il concetto di legalità a cui ancora credo tanto. Avrei voluto partecipare ad un concorso regolare, accettando la sconfitta. Ma in questo caso le regole non sono state rispettate. La cosa più grave è vedere che in tanti non si dissociano, anzi ho avuto contro l'università che si opponeva contro i mieri ricorsi. Sono stata sempre vista come quella strana, ma sono andata avanti per la mia strada. La vicenda è ancora aperta, c'è un problema etico e culturale alla base ed è questa la cosa da combattare a tutti i costi".

Una tenacia mai persa nonostante, come emerso agli atti delle indagini, le veniva suggerito di rinunciare all’azione giudiziaria intrapresa ed “aspettare il proprio turno” per avere accesso a future opportunità professionali all’interno del dipartimento reggino. La volontà era di far vincere un altro ragazzo da "non poter lasciare in mezzo alla strada". Ma più in generale "la perpetrazione di molteplici e reiterati atti contrari ai doveri d’ufficio di imparzialità, lealtà, correttezza e fedeltà si manifestava, soprattutto, in occasione delle varie procedure concorsuali e comparative, nella selezione delle commissioni esaminatrici attraverso la scelta di componenti ritenuti “affidabili” e pertanto idonei a garantire un trattamento favorevole ai singoli candidati scelti “direttamente” o a seguito di “segnalazione”. Le procedure comparative e concorsuali riguardavano indistintamente le posizioni di ricercatori, di professori ordinari e associati, di assegnisti di ricerca nonché le selezioni per l’accesso ai dottorati di ricerca e ai corsi di specializzazione".

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