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Cronaca

Tonnellate di veleni in discariche abusive, ventuno indagati nell'inchiesta Eco Beach

L'inchiesta partita da Giardini Naxos nel 2016 ha colpito un'organizzazione criminale che operava nella Sicilia orientale. In carcere il funzionario Eugenio Faraone della Città metropolitana di Messina. I retroscena

Anche due funzionari pubblici della Città metropolitana di Messina nei guai per l'operazione “Eco Beach” dei carabinieri che stamattina ha portato a 16 misure cautelari, emesse dal gip del Tribunale su richiesta della Dda, e due sequestri preventivi di altrettanti impianti di smaltimento e compostaggio di rifiuti a Giardini Naxos e Ramacca. Si tratta di Eugenio Faraone, finito in manette e di Armando Cappadonia. L'operazione ha colpito un'organizzazione criminale che operava nella Sicilia orientale: le accuse sono di traffico illecito e smaltimento illecito di rifiuti speciali, anche pericolosi, che sarebbero stati commessi anche grazie alla connivenza di funzionari pubblici della Citta' Metropolitana di Messina, per gli impianti riguardanti la zona di Taormina e Giardini Naxos. 

I reai dall'associazione a delinquere alla corruzione

I carabinieri del Comando per la Tutela Ambientale e del Comando Provinciale di Messina hanno dato esecuzione all’ordinanza con due arresti in carcere, nove ai domiciliari, quattri  obblighi di firma, una interdizione dai pubblici uffici e due aziende sequestrate.

Operazione Eco beach, così l'elenco degli indagati

A impreditori, dipendenti operanti nel settore dello smaltimento dei rifiuti e di 2 funzionari pubblici della Città Metropolitana di Messina sono contestati a vario titolo reati di associazione per delinquere (art. 416 c.p.), attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti, (art. 452 quaterdecies c.p.), combustione illecita di rifiuti (art.256 bis d.lvo 152/2006), “invasione di terreni” e “deviazione di acque” (artt. 632 e 633 c.p.) abuso d’ufficio (art. 323 c.p.), falsità ideologica commessa da P.U. (art. 479 c.p.) e corruzione (art. 319 c.p).

L'indagine partita da Giardini nel 2016

L’indagine, convenzionalmente denominata “Eco Beach”, dal nome della società attorno alla quale ruota tutta l’illecita attività, è stata condotta dai carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Catania e della Sezione di Polizia Giudiziaria Carabinieri della Procura della Repubblica di Messina, ed ha avuto inizio, il 16 dicembre 2016, a seguito del controllo eseguito dai militari del Noe e della compagnia dei carabinieri di Taormina in un impianto di trattamento rifiuti di Giardini Naxos che, nella circostanza, risultò essere stato realizzato, in maniera abusiva, in un’area sottoposta a vincoli di varia natura (tra cui quello di carattere idrogeologico), con l’illecita trasformazione di un lungo tratto dell’alveo di un torrente che lo fiancheggia, attraverso riporti di terreno, in una strada carrabile utilizzata per far giungere al sito i mezzi pesanti trasportanti i rifiuti.

Il danno ambientale

Tale situazione di fatto ha comportato (e potrebbe tuttora comportare) seri e reali rischi di possibili inondazioni anche del centro abitato posto a vale dell’impianto, poiché la trasformazione dell’alveo del torrente (torrente “San Giovanni” in località Cantaro del comune di Taormina) nella suddetta strada a fondo battuto ha notevolmente ristretto la larghezza naturale del corso d’acqua, determinando il difficoltoso deflusso naturale delle acque in caso di precipitazioni particolarmente avverse, fatto peraltro già verificatosi in almeno due occasioni negli ultimi tre anni. 

Lo sviluppo dell’attività ha poi fatto emergere il coinvolgimento, in ipotesi di traffico illecito di rifiuti, di più soggetti e più società direttamente collegate alla prima ed al suo titolare di fatto, tanto che, nel maggio del 2018, la direzione delle indagini fu assunta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Messina.

Le ispezioni dei carabinieri del Noe

Nel dicembre 2018, l’impianto della società Eco Beach s.r.l. di Giardini – Naxos è stato sottoposto a stringente ispezione da parte del Noe di Catania e, per le gravi violazioni contestate, sequestrato. Tale provvedimento è stato convalidato da Gip  ed ulteriormente confermato dal Tribunale del Riesame, cui gli interessati avevano avanzato ricorso.

Nell’ambito delle indagini sono emerse reiterate condotte illecite da parte dei numerosi indagati, in ordine alla compilazione e ricezione di formulari di identificazione contenenti dichiarazioni non veritiere, all’occultamento, distruzione e l’incenerimento illecito di rilevanti quantità di rifiuti, fino al rilascio di autorizzazioni illecite lungo una lunga filiera che va dal livello della Pubblica Amministrazione locale fino ai vertici provinciali del settore ambientale.

Profitti illeciti per milioni di euro

L’illecita attività si è sviluppata attraverso le condotte dei reati di gestione illecita, discarica abusiva, occultamento ed incenerimento di rifiuti, anche di natura pericolosa, per un quantitativo stimato di svariate decine di migliaia di tonnellate, che ha procurato agli indagati un illecito profitto di qualche milione di euro.

Tra i rifiuti di natura pericolosa piccano: percolato di discarica; residui della lavorazione meccanica di plastiche, carte e cartone; sfalci di potatura e scarti della lavorazione del legno; rifiuti elettronici contenenti sostanze pericolose - cd. RAEE – (frigoriferi); fanghi prodotti dal trattamento delle acque reflue urbane; rifiuti biodegradabili da cucine e mense; rifiuti provenienti dal trattamento meccanico di altre tipologie di rifiuti; rifiuti ingombranti (materassi).

Tangenti e regalie al funzionario di Messina

Sul fronte dei reati contro la pubblica amministrazione, rilevanti prove sono state raccolte in ordine ai reati di abuso ed omissione di atti d’ufficio, falso materiale, falso ideologico, finalizzati al rilascio di autorizzazioni illegittime, necessarie a “coprire” le illecite operazioni di smaltimento, nonché anche in ordine ad un “dimostrato” episodio di corruzione di un pubblico funzionario della Citta Metropolitana di Messina, Eugenio Faraone, addetto al controllo, attraverso la cessione di somme di denaro e ricezione di altre regalie (cene e altre utilità), che compensassero un documentato atteggiamento “compiacente” nel corso dei controlli.

Nel provvedimento cautelare viene contestato il reato di associazione per delinquere a 8 indagati, ritenuti partecipi di un’organizzazione strutturale, un gruppo criminale volto alla commissione di una serie indeterminata di reati contro la pubblica amministrazione e in materia ambientale, quali il traffico illecito e lo smaltimento illecito dei rifiuti speciali, anche pericolosi, con il fine di consentire a taluni imprenditori operanti nel settore ambientale di massimizzare i profitti, attraverso una considerevole riduzione dei costi che avrebbero dovuto sostenere, qualora avessero proceduto a smaltire i rifiuti in modo lecito.

Ventuno gli indagati

Complessivamente sono 21 gli indagati tra cui: 16 persone direttamente riconducibili alla gestione illecita di diverse società operanti nel settore della gestione dei rifiuti di varie province della Sicilia; 5 persone appartenenti a pubbliche amministrazioni e enti di controllo locali e provinciali della Pubblica amministrazione, coinvolti nel rilascio di attestazioni non veritiere, autorizzazioni illegittime ed altro.

Nello stesso contesto il giudice per le Indagini Preliminari ha disposto anche il sequestro dei 2 più importanti impianti di trattamento rifiuti coinvolti nell’indagine, riconducibili alle società Eco Beach s.r.l. di Giardini Naxos e Ofelia s.r.l. di Catania, per un valore complessivo di circa 6 milioni di euro.

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