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Cronaca

Inchiesta sui mercenari in Ucraina, depositato un lungo dossier in difesa del professore Macris

La relazione dopo che gli investigatori hanno sequestrato computer, telefonini ed estratti conto del docente. L'avvocato Pagano: “Abbiano documentato anche i versamenti. Si tratta di importi irrisori, che hanno una destinazione ben precisa e cristallina”

“Abbiamo già depositato un primo dossier con tutti gli aspetti che possono tornare utili al magistrato e chiederemo la pronta audizione del professore Macris per spiegare che l’unica cosa che lui ha creato tra Italia e l’Ucraina è un ponte culturale”.

Ripone grande fiducia nella magistratura l’avvocato Daniele Pagano, che insieme alla collega Cettina Crupi, difende il docente del Maurolico Daniele  Macris da accuse che hanno lasciato attoniti anche chi da tempo segue criticamente le simpatie filorusse dell’esperto di linguistica greca: violazione dell’art.3 l.n.210/1995 che ha ratificato la Convenzione internazionale di New York del 4 dicembre 1989 sul contrasto al fenomeno dei “mercenari”, associazione con finalità di terroristiche internazionali o di eversione.

Macris è indagato nell’ambito dell’indagine che ha portato i carabinieri del Ros ad annunciare l‘avvio delle “procedure per l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Messina” a carico del 28 enne messinese Giuseppe Russo accusato di essere un mercenario che dal 2014 combatte al fianco delle milizie filo-russe nel conflitto armato che si è sviluppato nel Donbass, Ucraina orientale, tra l'esercito ucraino e truppe filorusse.

Ma cosa c’entra Russo con Macris? “Nulla, non si conoscono”, spiega il legale. Ha avuto invece la “sventura” di conoscere anni fa, Andrea Palmeri,  il “generalissimo” livornese oggi destinatario di un mandato di cattura europeo e considerato l’arruolatore dei mercenari.

Una vecchia storia, che era emersa nel 2018, in seguito ad una inchiesta giornalistica che il docente Macris credeva di aveva avuto modo di chiarire depositando già allora una memoria nonché una denuncia nei confronti del giornale che aveva messo in relazione il suo nome con le attività di Palmeri.

“Il mio cliente in quelle aree ha collaborato per oltre un decennio con l’Università ma le sue attività sono state sempre esclusivamente culturali e umanitarie”, spiega Pagano.

Attività che in città sono note da tempo. Macris, 55 anni,  di origini greche, è da sempre impegnato a sostegno della Comunità Ellenica dello Stretto così come non nasconde della sua “simpatia” per la Russia contro l’Ucraina nella questione del Donbass, sostenendo le vittime civili di una guerra “dimenticata”, tanto da costituire nel 2018, al centro di cultura neoellenica della città dello Stretto, il centro di rappresentanza della Repubblica di Lugansk, capitale del Donbass indipendente, insorto contro le forze armate ucraine nel maggio 2014.

Ma proprio attorno ai contatti allora avviati ruoterebbe parte dell’inchiesta che mira a fare luce anche su alcuni versamenti di denaro accreditati dal professore ad soggetti che ora risultano indagati.

Gli investigatori hanno sequestrato già computer, telefonini, ma stanno spulciando soprattutto tutti gli estratti conto del professore.

Si tratta comunque di importi che sarebbero irrisori. Piccole cifre che – secondo la difesa - nelle intenzioni del docente avevano finalità culturali e umanitarie. I legali stanno lavorando h24 per recuperare tutta la documentazione che sarà oggetto di un’altra, più specifica, relazione ma è già nella disponibilità della procura la documentazione bancaria risalente al 2014. “Stiamo parlando di piccolissime cifre – insiste Pagano - che hanno una destinazione ben precisa e cristallina”.

Più complicata sembra essere invece la posizione del 28enne messinese ancora ricercato. "Ritenuta la sussistenza della gravità indiziaria del reato contestato - scrive il gip nell'ordinanza -  sussiste anche il pericolo di reiterazione delittuosa di condotte analoghe, stante la pervicacia con la quale l'indagato ha perpetrato la condotta di mercenario per nulla dissuaso anche dalle atrocità cui giornalmente assisteva durante i combattimenti".

"Noi scaviamo le nostre trincee e poi ci sparano... noi ci nascondiamo e poi spariamo...", diceva senza sapere di essere intercettato. Alla sorella e alla madre spiega anche come si ripara durante gli spari, "la condotta tenuta nelle fasi della guerriglia e spiega che lui e i sui compagni sparano quando si trovano a una distanza di non oltre 500 metri". Il 19 febbraio del 2020 "viene registrata un'altra conversazione alla quale prendono parte" la sorella e il suo fidanzato e il presunto mercenario "le racconta di avere partecipato ai combattimenti il giorno prima e che hanno temuto per la propria incolumità". L'uomo "racconta alla sorella che sarebbe dovuto tornare a combattere sui luoghi il 22 successivo". Poi racconta sempre alla sorella "che ha partecipato ai combattimenti in Donbass usando i bazooka, a conferma che militava contro le truppe regolari del Kiev", scrive il gip. "E se da una parte appare spaventato dall'altra è esaltato per l'esperienza che sta facendo tanto da essere rammaricato per non avere potuto riprendere con una telecamera le sequenze del combattimento". Racconta alla sorella che "nelle proprie linee c'erano stati pochi feriti mentre l'Ucraina aveva perso molte posizioni e paventava che in occasione della festa nazionale russa della liberazione l'esercito ucraino potesse vendicarsi".

Russo voleva farsi anche un tatuaggio "del simbolo della milizia a cui appartiene" ma i suoi familiari hanno cercato di dissuaderlo "perché così si imprime il marchio del soldato mercenario". 

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