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L'incidente in tangenziale, chi era Giacomo Manganaro: "Qui gli volevamo tutti bene, è tornato a casa"

Chi era la vittima dello scontro in autostrada che ha spento la vita del musicista da tempo di Santo Stefano Medio residente a Cassano d'Adda. Il ricordo commosso di chi lo ha conosciuto

Giacomo Manganaro apparteneva al girone delle cose che non si vedono o si vedono poco, ma danno sapore.

Abitava in via Quintino di Vona, la via delle scuole, a un centinaio di metri da casa mia. Lo incrociavo di frequente, talvolta con la custodia del suo strumento in mano, mentre si recava alle prove della banda musicale locale, dove da quarant’anni suonava, benissimo, il Flicorno baritono.

Mi salutava sempre con un sorriso e l’inconfondibile cantilena messinese. Viveva con l’adorato Salvatore, un bravo ragazzo che del padre possiede i valori, la sensibilità, l’operosità e la capacità di prendere sul serio la vita. Padre e figlio, entrambi legatissimi a Santo Stefano Medio, sono una bella cartolina di Messina, ambasciatori a Cassano d’Adda, una cittadina a Est di Milano, ventimila abitanti, paesaggisticamente un gioiellino, dove Giacomo, arrivato giovanissimo, aveva trovato il suo ambiente, tutti gli volevano bene, e non è un modo di dire.

Certo, a Cassano d’Adda non c’è il mare eppure galleggia sull’acqua, l’attraversano l’Adda, il canale Muzza, il naviglio della Martesana nonché una fitta rete di canali irrigui. Forse questa sovrabbondanza di acqua, che pure non poteva sostituire il mare della riviera jonica, alla fine deve avere apparecchiato un compromesso onorevole nel cuore di Giacomo.     

Stamattina, Pinuccia, cara amica comune, una figura storica della banda cittadina, così aveva scritto a mia moglie: “Giacomo suonava con noi ma io lo conoscevo da quando si era trasferito a Cassano giovanissimo. Facevamo parte della stessa compagnia di amici. Ho ricordi bellissimi con lui. Persona seria, onesta, buona, gentile. Quanto dolore ho dentro. Era per me un punto di riferimento. Abbiamo sempre camminato insieme. Uomo discreto e solido”.

La sua morte in un incidente stradale sulla tangenziale di Messina rappresenta per i suoi concittadini cassanesi un grave lutto, perché Giacomo, nello spicchio di vita pubblica cui apparteneva, era uno che metteva senza prendere, uno che costruiva, che faceva il suo, che non si segnalava mai, se non per il suo modo di essere sorridente, amichevole e professionale.

Era diventato milanese senza smettere di essere messinese, perché non è necessario scegliere, basta amare tutto ciò a cui siamo grati, senza graduatorie. Si è congedato troppo presto dalla vita, però a Messina, l’unico posto, oltre a Cassano d’Adda in cui, in cui avrebbe voluto accadesse.

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