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Cronaca

Malformazioni per un farmaco, il ministero riconosce un indennizzo a vita per una messinese

Il medicinale fu assunto dalla madre durante la gravidanza. La lunga battaglia legale. Il ministero per la che causò la “sindrome da Talidomide” ha riconosciuto, allo stato, solo seicento indennizzi in tutta Italia

Il Ministero della Salute è stato condannato a indennizzare la signora S. F. originaria di Messina per la sindrome da Talidomide consistente in malformazioni del braccio e della mano a seguito di assunzione materna del farmaco da Talidomide. La normativa italiana prevede in questi casi ai sensi  della legge 2009 n. 14 e dell’art. 21 ter d.l.113/2016 un indennizzo mensile a vita. La signora aveva formulato istanza di riconoscimento di corresponsione dell’indennizzo ma il Ministero della Salute glielo aveva sempre negato affermando che la legge prevede la corresponsione di tale indennità solo tra i soggetti nati tra il 59 e il 65 mentre la signora è nata nel 1969, precludendogli perfino la visita medica da parte della Commissione Medica Ospedaliera.

Il Ministero contestava anche che la malattia di cui era affetta la signora fosse riconducibile al Talidomide assunto dalla madre in gravidanza. La signora proponeva quindi un ricorso per mezzo degli avvocati Ermanno Zancla e Federica Licata di Palermo, innanzi al Tribunale di Messina sostenendo che anche fuori dagli anni indicati legislativamente dovesse spettare un indennizzo per coloro che comunque potessero dimostrare patologie riconducibili alla sindrome da Talidomide e quindi a  prescindere dall’anno di nascita.

I difensori hanno prodotto la sentenza divenuta irrevocabile  della Corte di Appello di Venezia n. 721 del 2018 nella quale gli stessi avevano vinto una causa assolutamente identica a favore di una signora veneta. Il Tribunale di Messina ha dunque conferito incarico a un medico legale per stabilire se la malformazione dell’arto superiore destro e l’assenza della mano fosse riconducibile al farmaco che aveva assunto la mamma della ricorrente nelle prime settimane di gestazione esibendo anche un’analisi genetica del cariotipo eseguita presso il Dipartimento di Scienze Pediatriche U.O. di Genetica e immunologia Pediatriche del Policlinico di Messina che smentiva la tesi del Ministero secondo il quale la patologia sarebbe stata causata da una mutazione genetica.

La difesa insieme al consulente ha anche evidenziato che in quel periodo esistevano in commercio almeno dieci diverse specialità contenenti Talidomide e anche se lo stesso farmaco non era più in vendita per le donne gravide, era difficile escludere che le scorte di tali farmaci non fossero state vendute anche negli anni successivi.Giova precisare che il farmaco è attualmente ancora in commercio e che la sua commercializzazione non è mai del tutto cessata.

Conseguentemente il Tribunale ha riconosciuto il diritto della signora all’indennizzo con decorrenza dal 2016 e  per tutta la vita. Va anche detto che il Ministero ha riconosciuto, allo stato, solo seicento indennizzi in tutta Italia ma questo tipo di sentenze probabilmente stanno spostando l’ago della bilancia a favore di tantissimi cittadini che si ritrovano malformazioni gravissime certamente riconducibili alla circolazione del principio attivo Talidomide negli anni ’60 e probabilmente anche all’inizio degli anni ’70.

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