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Cronaca

"Per gli stomizzati nessun ambulatorio a Messina", rabbia e delusione di una paziente oncologica

In una lunga lettera ai vertici delle aziende ospedaliere l'atto d'accusa di chi si sente abbandonato. "Chi subisce questo tipo di intervento è una persona particolarmente fragile che deve sapere che la pubblica struttura ha, e deve avere, una risposta da offrirgli. Abbandonarci al nostro destino è un atto inumano che offende i principi di solidarietà"

Si calcola che in Italia siano oltre settantamila, con una incidenzadi circa 17.000 nuovi pazienti ogni anno. Parliamo dei pazienti stomizzati, quelli a cui è stata creata chirurgicamente una apertura sull'addome per consentire la fuoriuscita degli effluenti (urina e feci). Un intervento legato perlopiù, negli adulti, alle neoplasia del colon-retto o della vescica o a una malattia infiammatoria intestinale. Ma altre cause possono essere i traumi addominali, le occlusioni intestinali, l’incontinenza fecale grave...

Di certo in tutti i casi, il paziente stomizzato è costretto a fare i conti con un nuova rivoluzione nel proprio corpo che ha bisogno di un supporto a 360°. 

Bene, anzi male, perchè a Messina non esiste un ambulatorio per l’assistenza ai pazienti stomizzati.

E' quanto denuncia con amarezza e delusione una paziente oncologica che ha sfogato la propria amarezza con una lunga lettera ai vertici delle aziende sanitarie Policlinico, Papardo e Asp.

"Sono una paziente oncologica di 55 anni, sottoposta ad intervento di colostomia laterale. Sono una paziente oncologica stomizzata di 55 anni profondamente delusa, amareggiata ed arrabbiata - scrive - Nella mia città, Messina, città metropolitana, non esiste un ambulatorio per l’assistenza ai pazienti stomizzati. Nei due principali poli ospedalieri, l’Azienda Ospedaliera Universitaria “Gaetano Martino” e l’Azienda Ospedaliera Papardo, nonostante vengano effettuati interventi di stomia e nonostante siano praticate cure a pazienti stomizzati, non esiste un servizio ambulatoriale di assistenza specifica al paziente con stomia".

"Vivere con la stomia - spiega - comporta adoperare una sacca di raccolta, adesa al proprio addome per contenere gli effluenti. Si tratta di una operazione necessaria per consentire di affrontare un difficile percorso di cura prima di tornare, possibilmente, ad una vita normale. Ebbene, allorché il paziente stomizzato ha necessità di assistenza per la stomia, a chi si può rivolgere, in assenza di un ambulatorio specialistico dedicato? Il senso di abbandono e di disperazione che io personalmente ho provato nel momento in cui ho avuto necessità di assistenza per una lesione allo stoma è stato infinito. Eppure, pazienti stomizzati, nei corridoi dei presidi ospedalieri cittadini, e non solo nei corridoi, ne ho incontrati numerosissimi, giovani e meno giovani, uomini e donne, con una o più patologie gravi e meno gravi ed ho sempre colto nelle loro parole il mio stesso dolore, il mio stesso sconforto e la mia stessa paura".

Ma lo sconforto e la rabbia maggiore è legata alla mancata istituzione "di apposite strutture per i soggetti con incontinenza di varia origine, portatori di stomie per patologie di diversa natura" già previste da una mozione approvata all'Ars nel lontano aprile del 2007: "Non manca in me nemmeno la rabbia profonda - racconta nella lettera in cui allega i riferimenti della mozione -  nei confronti di chi per funzioni, competenza e responsabilità avrebbe dovuto attivare ed organizzare un ambulatorio assistenziale, con almeno due infermieri specializzati, per dare risposta a questi pazienti che certamente l’intervento di stomia non lo hanno cercato, ma che, per la loro sopravvivenza, lo hanno dovuto subire e sono costretti a conviverci per un lasso di tempo più o meno lungo o, addirittura, per sempre. Non mancano sul campo le professionalità specializzate, che, occasionalmente e in regime di personale disponibilità e generosità, intervengono nei casi di emergenza, spesso con malumore dei colleghi che giudicano inopportuna tale attività non prevista e non dovuta (ciò che a me è personalmente accaduto). Il paziente stomizzato è una persona particolarmente fragile che, quantomeno nei casi di emergenza, deve sapere che la pubblica struttura ha, e deve avere, una possibile risposta da offrirgli. Abbandonare il paziente stomizzato al suo destino è un atto inumano che offende i principi di solidarietà che tengono unita la nostra società!!! Chiedo che tutte le Autorità sanitarie preposte - conclude - si adoperino per attivare immediatamente un ambulatorio cittadino destinato alla assistenza dei pazienti stomizzati per le necessarie cure e medicazioni che lo stoma impone nel tempo e dare concreta tutela alla salute non solo come diritto fondamentale dell’individuo, ma anche come interesse della collettività".

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