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Screening per le scuole, un genitore: "Ho perso una giornata di lavoro"

Pietro Giglio insieme alla sua famiglia si è messo in coda oggi all'ex Mandalari, la sua esperienza negativa in questa lettera aperta

Ho peccato. Lo confesso, ho peccato. Questa mattina prima di uscire di casa non ho controllato Facebook Ma ricapitoliamo.
Con tutta la mia famiglia abbiamo aderito allo screening per il Covid-19 proposto per la popolazione scolastica. Giorni fa abbiamo riempito un modulo online e abbiamo lasciato tutte le informazioni personali possibili e immaginabili, telefono, mail, codice fiscale ecc ecc (faccio presente che il modulo non riportava nessuna accettazione della privacy e autorizzazione al trattamento dei dati, ma sorvoliamo). 
Grazie a Facebook e al tanto vituperato gruppo WhatsApp delle mamme, scopro che lo screening si sarebbe svolto oggi, 3 dicembre 2020; i giornali e la stampa tutta mi confermano che il giorno sarà proprio quello!  Allo stesso tempo non ricevo nessuna comunicazione dall’Ente presso il quale avevo proceduto alla prenotazione dello screening: non una mail, non un sms, non un WhatsApp, non un piccione viaggiatore, niente di niente. Ma a che vi servivano mail ed sms???? Boh. Comunque, la notizia è su Facebook, quindi è vera!
Questa mattina, 3 dicembre, tutta la famigliola si prepara per lo screening, alle 7.45 siamo fuori casa essendo io patologicamente amante delle puntualità. Lo screening inizia alle 9 e noi siamo, checché ne dica mia moglie, “confortevolmente” lì alle 8.15 con la nostra macchinina. Siamo tutti contenti di poter dare il nostro piccolo contributo allo screening per il Covid-19, al fine di far riaprire al più presto le scuole cittadine.

All’appuntamento troviamo, prima di noi, una 40ina di macchine di persone ancora più patologiche di me. Alle 8.59 una macchina con un lampeggiante ci avverte che causa allerta meteo lo screening non si sarebbe svolto. Un pelino contrariato dopo aver fatto presente che non eravamo stati avvertiti e che il fatto che ci fosse l’allerta meteo si sapeva dal giorno prima (nel frattempo iniziano a cadere le prime gocce di pioggia), mi viene risposto “Ma c’era su Facebook”. Ho peccato, questa mattina non controllato Facebook. 
Scrivo questa lettera perché esausto e sfibrato da tanto pressapochismo nel gestire ogni aspetto che riguarda il rapporto tra cittadino e pubblico, tra servizi pubblici e cittadino.  Stanco di PEC inviate che ti tornano indietro perché il destinatario istituzionale ha la casella PEC piena, stanco di telefoni di uffici pubblici che squillano all’infinito perché il personale è in “smattt wokkingg” e una deviazione della chiamata a casa è complicata, stanco dell’improvvisazione nel gestire servizi che paghiamo con le tasse. Ogni tanto sento qualcuno parlare di smart cities e, giustamente, da informatico auspico assolutamente un’evoluzione in questo senso, ma credo che qui non sia un problema informatico che possa risolvere le situazioni, qui manca l’abc della comunicazione istituzionale, manca la capacità di gestire problemi (non complessi, come quello di mandare una mail ad un elenco in tuo possesso o un sms per avvertire, la sera prima, della non possibilità di effettuare lo screening), manca la capacità di comunicazione tra Ente e cittadino, che non sia solo lo spettacolino grottesco mostrato sui social network. Manca la capacità di elaborare un pensiero che sia risolutivo per rispondere ad un problema. 
Oggi ho perso una giornata di lavoro io, l’ha persa mia moglie, mia figlia non ha fatto la DAD.

Meritiamo tutto questo perché siamo in Sicilia? Perché siamo a Messina? No, non mi voglio rassegnare e pensare che sarà sempre così, ma oggi, permettetemelo, voglio prendere in prestito il titolo di una famosa pagina Facebook che ogni tanto incrocio nella mia bacheca e, mio malgrado la faccio mia: “Io ti maledico”.

Pietro Giglio
 

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