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Cronaca

Università in campagna elettorale, Limosani reagisce: "L'atteggiamento intimidatorio non è nel mio stile"

L'economista risponde alla lettera del rettore Salvatore Cuzzocrea trasmessa al personale su quanto avvenuto nel corso del Senato accademico

All'Università sembra di essere già in campagna elettorale a più di un anno di distanza dalle elezioni. La lettera del rettore Salvatore Cuzzocrea al personale in cui parlava di ammonimenti e intimidazioni nei suoi confronti non è passata inosservata. In particolare al diretto interessato, l'economista Michele Limosani. La nota firmata dal rettore dopo una riunione del Senato accademico descriveva la discussione sull'approvazione di un verbale datato 22 dicembre su alcuni corsi di laurea, Limosani aveva messo in dubbio alcune interpretazioni della verbalizzazione con una frase che ha creato subito polemica.

Cuzzocrea: “Nella seduta di che trattasi a un certo punto del dibattito, a fronte dell’affermazione del rettore che aveva quale contenuto una constatazione banale e cioè quella che i fatti che vengono illustrati in Senato prima che venga assunta qualunque deliberazione non possono che avere a fondamento la verità, il direttore del Dipartimento di Economia prof. Michele Limosani rivolgendosi direttamente al rettore ha affermato che l’ultimo che aveva parlato di verità aveva fatto una brutta fine. Ciò ha provocato l’intervento di molti colleghi che hanno stigmatizzato tali parole, tanto sotto il versante della forma che del contenuto”. 

La lettera del rettore

La risposta di Limosani

"Carissimi,
è pervenuta a me e a voi una missiva del Rettore. La nota appare nel contempo tanto incomprensibile quanto ingenerosa. Stiamo sui fatti. Cosa è successo? Il primo fatto. Nell’ultimo Senato Accademico, avendo ricevuto - come tutti i componenti del Senato - una diffida legale a dare corso alla seduta per la mancata convocazione del dott. Paolo Todaro (reintegrato con provvedimento cautelare del giudice amministrativo quale componente del Senato) mi facevo latore di una istanza pregiudiziale. Occorreva, infatti, conoscere se l’Amministrazione si era posta il suddetto problema di convocazione e sulla base di quali elementi di carattere giuridico si era risoluta a non tenerne conto. Il mio intervento derivava solo dalla esigenza di segnalare che l’intero consesso fosse messo in condizione di svolgere la seduta ed assumere decisioni sull’odg al riparo da possibili ricorsi circa la sua validità. Il Rettore, invece, mi tacciava spazientito (per usare un eufemismo) di essere inopportuno sponsor del dott. Todaro.
Il secondo fatto. La lettura del verbale della seduta del Senato Accademico del 22 dicembre 2022 mi lasciava perplesso: non rinvenivo, infatti, quanto esattamente dichiarato dal Rettore. Nella predetta seduta avevo lamentato che nella relazione istruttoria della Presidente della Commissione di Offerta Formativa (COF) erano assenti i riferimenti relativi al motivo di bocciatura delle
proposte di istituzione di tre nuovi corsi di laurea formulate dal Dipartimento di Economia. Il mio intervento non riceveva alcuno spazio di confronto; il Rettore spegneva sul nascere le mie doglianze con una posizione irricevibile. Sosteneva tre concetti:

1) che l’organo deputato a scegliere i corsi da attivare è il Consiglio di Amministrazione, su proposta del Rettore;

2) che è il Rettore, quindi, chiamato a decidere se il corso di nuova attivazione, indipendentemente dalle valutazioni e dall’analisi della COF “è idoneo o non idoneo, in linea o non in linea con la sua visione e quella della Governance”;

3) che nel caso di Economia è stata l’amministrazione che non ha ritenuto opportuno portare avanti questi tre corsi e non esiste alcun obbligo da parte del Rettore di “chiedere su ciò un parere al Senato”. Tutto ciò è inaccettabile, perché, come richiamato
nella mia nota del 10 gennaio 2023, inviata ai docenti dell’Ateneo, è chiaramente contrario allo Statuto e ai regolamenti di Ateneo.

Avvertivo, pertanto, l’esigenza che il verbale fosse coerente con quanto accaduto e quanto affermato dal Rettore. Questi sono i fatti. Mi si consenta, a questo punto, un commento su quanto scritto dal Rettore. Mi dispiace profondamente che il Rettore abbia estrapolato da un contesto di discussione reciprocamente vivace una immagine, forse infelice, ma coerente con quanto stavo cercando di esprimere. Il senso era che le convinzioni rappresentate come “verbo” dal Rettore devono, invero, essere precedute
da un’ampia discussione e partecipazione e non passivamente accettate. Pertanto, il riferimento a chi – coloro i quali credono – ha incarnato il “Verbo”, voleva essere una mera battuta per consigliare maggiore prudenza ad un Salvatore, questa volta, da non crocifiggere. Il Rettore si è mostrato infastidito (per usare un altro eufemismo) accusandomi di un intervento - a suo dire - in
linea con atteggiamenti, comportamenti e votazioni strumentali ad una precostituita opposizione al suo operato (sin dall’inizio del suo insediamento). Circostanza non vera. È vero, invece, che in questi anni non sono mancate le occasioni, in cui esercitando
prerogative statutarie, ho manifestato perplessità o dissenso. Ho posto questioni, con accenti sempre rispettosi, che nell’interesse - anzitutto del Rettore e certamente dell’Istituzione tutta -meritavano un puntuale riscontro. Il Rettore, invero, in un crescendo intollerabile, ha continuato ad additarmi come portatore di una acritica posizione di contrasto e alternativa. Ora addirittura,
sembra denunziare un mio atteggiamento intimidatorio, cosa che notoriamente è estraneo al mio stile, alla mia cultura e alla mia formazione. È grave, peraltro, registrare una sorta di imputazione: la mia opposizione al tentativo, rivendicato dal Rettore, di “far chiarezza su molti aspetti della vita amministrativa e accademica”. La ricerca della chiarezza mi appartiene. Non mi riconosco, piuttosto, in azioni che si traducono in ossimori. È nella condivisione, sia pure nel rispetto delle diversità e delle dissonanze, che si rinviene quella armonia necessaria per garantire al nostro Ateneo prosperità e libertà.

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