Estraggono pomice da un'area vincolata, dovranno rispondere di disastro ambientale
Due persone sono state denunciate dai carabinieri. Contestato anche il reato di gestione di rifiuti non autorizzata
Hanno estratto pomice da un'area vincolata paesaggisticamente, gestendo i rifiuti senza autorizzazione. Si tratta di due persone denunciate dopo l'intervento dei carabinieri e della Procura di Barcellona che ha convalidato il sequestro dell'area sita in località Vallone Bianco di Lipari.
Agli indagati, titolare e dipendente di una ditta operante attività di recupero e messa in riserva di rifiuti speciali non pericolosi, viene contestato anche il deturpamento di bellezze naturali, nonché l’attività di gestione di rifiuti non autorizzata, in quanto avrebbero depositato in modo incontrollato una quantità cospicua di materiale inerte e rifiuti pericolosi in una vasta area, all’interno dell’impianto di frantumazione. Dal sopralluogo effettuato dai carabinieri, con il supporto del personale dell’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Sicilia, è emersa la presenza di copertoni di gomma in disuso per autocarri, un serbatoio in plastica, lastre di lamierati parzialmente arrugginite, fusti in metalli danneggiati e deformati, numerose componenti in plastica, un cassone di metallo danneggiato, una benna arrugginita, il cassone di un autocarro anch’esso arrugginito provvisto di elevatore, un’imbarcazione cabinata in disuso e vari materiali metallici. In particolare è stata accertata la presenza di diversi terrapieni, di notevoli dimensioni, realizzati con rifiuti prevalentemente derivanti da attività di costruzione e demolizione, frammisti a scarti di pomice e di guisa, nonché di terrazzamenti realizzati tramite lo scarico ed il livellamento di rifiuti.
L’odierno sequestro è frutto degli ulteriori accertamenti effettuati su un’area di circa 8.300 mq per la quale, all’inizio del mese di luglio, era già stato operato un sequestro eseguito sempre nei confronti degli odierni indagati, in esecuzione di un provvedimento emesso d’urgenza dalla Procura della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto, resosi necessario per scongiurare l’imminente pericolo di crolli che avrebbero potuto arrecare danni irreparabili alla pubblica incolumità. Le indagini condotte dalla Stazione dell’Arma fin dal 2019, mediante servizi di osservazione e controllo, l’assunzione di sommarie informazioni e accertamenti tecnici, avevano consentito di accertare come gli indagati, gestori di un impianto di recupero e messa in riserva di rifiuti speciali non pericolosi, in realtà svolgessero l’attività, totalmente abusiva, di estrazione illegale di pietra pomice dai costoni delle montagne presenti e, dopo averla raffinata e mescolata a materiale terroso e di risulta edile, lo commercializzassero in favore di cantieri edili siti nell’arcipelago roliano e di altre ditte esercenti nella provincia messinese.