Infiltrazioni mafiose nella valle dell'Alcantara, i nomi degli indagati
Sette misure cautelari al termine dell'operazione della guardia di finanza. A Moio e Malvagna attiva una cellula criminale che controllava appalti e perfino le elezioni. In manette anche il sindaco Bruno Pennisi
Sono sette le misure cautelari scattate stamane al termine dell'operazione con cui la guardia di finanza ha svelato presunte infiltrazioni mafiose nei comuni di Mojo Alcantara e Malvagna. Sei le persone arrestate, tra questi il sindaco di Moio Bruno Pennisi, il suo vice Clelia Pennisi e l'ex assessore ai Lavori Pubblici di Malvagna Giuseppe Luca Orlando. Le Fiamme Gialle hanno acceso i riflettori su una "cellula criminale" attiva nella gestione degli appalti pubblici locali in affidamento diretto: ditte 'gradite' venivano imposte per il tramite di amministratori locali compiacenti che, a loro volta, quando non direttamente destinatari di provviste corruttive, ottenevano in cambio sostegno elettorale, così come illustravano le modalità di drenare provviste finanziarie attraverso il sistema delle sovrafatturazioni nei lavori pubblici.
Il sindaco di Moio, insieme al responsabile dell'Area Servizi Territoriali e Ambiente del Comune, oggi in quiescenza, avrebbero accettato somme di denaro o promesse. Il primo cittadino inoltre avrebbe favorito vendite di materiale edile da parte di una società in cui vantava cointeressenze "per compiere specifici atti contrari ai doveri d'ufficio, turbando la procedura di gara relativa al recupero del tessuto urbano locale, a favore di un imprenditore di Santa Teresa Riva (Messina), oggi ai domiciliari".
Come riporta AdnKronos, il già assessore ai Lavori pubblici del Comune di Malvagna (sino all'ottobre 2020), abusando della sua posizione, avrebbe indotto il rappresentante di una ditta edile di Barcellona Pozzo di Gotto, aggiudicataria di lavori pubblici a Malvagna, a rifornirsi di materiale edile da una ditta di Randazzo, "con lo scopo - evidenziano gli investigatori - di agevolare l'associazione mafiosa oggetto d'indagine". Per questo "interessamento", il titolare della ditta edile catanese, destinatario di custodia cautelare in carcere, avrebbe corrisposto soldi all'assessore. Secondo quanto emerso dalle indagini, uno dei principali indagati, anche da detenuto, disponeva affinché i suoi sodali prendessero contatti con le ditte appaltatrici di lavori assegnati dai due Comuni, anche garantendo sostegno ai candidati elettorali in occasione del rinnovo dei rispettivi consigli comunali. Le sue disposizioni venivano tradotte in azione dal padre e, soprattutto, dalla sorella, vicesindaco in carica del Comune di Moio Alcantara, entrambi oggi destinatari della custodia cautelare in carcere. Il gruppo indagato faceva pervenire al sindaco di Moio "inequivoche sollecitazioni, cui peraltro aderiva, affinché interessasse gli amministratori comunali di altre distinti enti locali a bloccare, o sbloccare, indebitamente, procedure esecutive a vantaggio della famiglia: comportamenti ritenuti sintomatici di una patente subordinazione del sindaco". Dello stesso tenore, la disponibilità offerta alla cellula indagata dal già assessore ai Lavori pubblici del Comune di Malvagna che si adoperava per l'assegnazione di appalti di lavori a ditte vicine, anche mediante il compimento di reati di corruzione e altri reati contro la pubblica amministrazione.
Gli arrestati in carcere
D'Amico Antonio, 51 anni
Orlando Luca Giuseppe, 46 anni
Pennisi Bruno, 46 anni
Pennisi Carmelo, 41 anni
Pennisi Clelia, 42 anni
Pennisi Giuseppe, 64 anni
Ai domiciliari
Ferraro Santo Rosario, 53 anni