Precari Rfi, l'odissea di un marittimo: "Io nel limbo da vent'anni, dico vergogna"
La testimonianza di Vincenzo che vive da precario da una vita: 51 anni e 36 contratti accumulati negli anni: "Sono stanco chiedo alle istituzioni di riconoscere il mio diritto al lavoro"
Contratti a termine, precari da una vita e senza un terreno sotto i piedi. E’ questa la drammatica situazione di una buona parte dei lavoratori marittimi della RFI impegnati nel trasporto marittimo nello Stretto di Messina in lotta con Rete Ferroviaria italiana per far valere il loro diritto al lavoro. Di molti di loro si occupa l’ufficio legale Notarianni che da anni sottolinea un abuso reiterato nell’assunzione di lavoratori a tempo determinato, oggetto anche dell’ultima denuncia in ordine di tempo indirizzata anche alla Commissione europea.
“Da oltre vent’anni ci occupiamo di abuso dei lavoratori con contratti a termine della durata di 78 giorni- dichiara l’avvocato Mariagrazia Belfiore dell’ufficio Notarianni-molti sono stati assunti a seguito dei ricorsi finiti in Cassazione, ma sono al momento circa 40 o 50 le posizioni da definire anche perché alcuni ricorsi sono stati rigettati. Ci occupiamo non solo dei lavoratori delle grandi navi che trasportano i treni ma anche di quelli degli aliscafi. Un abuso reiterato in barba alle regole”.
Nell’ultima vertenza ,che riguarda una cernita di lavoratori delle grandi navi che fanno la spola tra le due sponde, Messina e Villa San Giovanni, ma che diventa simbolo di una condizione di instabilità diffusa, si evidenzia: “la mancata esecuzione della sentenza per i lavori che hanno già conseguito il riconoscimento giudiziale del diritto ad un contratto di lavoro a tempo indeterminato;il perseverare nell’assunzione di personale a tempo determinato per 78 giorni attraverso il turno generale istituito dalla Capitaneria di porto per coprire le carenze nell’organico; la mancata assunzione di lavoratori alcuni dei quali da 20 anni che continuano a prestare la loro attività in frode alla legge articolo 326 codice navale e in violazione dell’articolo 19 del contratto nazionale del lavoro e l’omesso controllo e vigilanza del comandante di porto”.
Oggetto della denuncia, che ha avuto il riscontro della Commissione europea che richiesto ulteriori chiarimenti, la stipula di un infinito numero di contratti prima a viaggio e poi a tempo determinato. Secondo la norma interna infatti il contratto a tempo determinato e quello per più viaggi non possono essere stipulati per una durata superiore ad un anno altrimenti dovrebbero diventare a tempo indeterminato. La rete Ferroviaria, come si legge nella denuncia, libera di scegliere il metodo di calcolo del periodo di un anno con i lavoratori interrompe il rapporto lavorativo per oltre 60 giorni così da poter stipulare un' indefinita quantità di contratti a tempo determinato. “RFI ferma il contatore del tempo - riporta il documento- che per ogni successivo contratto ricomincia a decorrere ricominciando da zero”.
Insomma contratti da 78 giorni, cui segue l’indennizzo di disoccupazione, questa è la sorte di molti lavoratori come testimonia Vincenzo Grasso precario dal 2000 per RFI in servizio nelle navi Villa, Scilla e Messina: “ In questi anni ho accumulato la bellezza di 36 contratti a tempo determinato tutti a 78 giorni con la media di due contratti l’anno. Percepisco la disoccupazione e poi mi assumono con lo stesso contratto dopo 3 o 4 mesi”. Vincenzo è primo ufficiale di macchina precario come molti altri, perché i primi ufficiali di macchina con contratto a tempo indeterminato hanno superato l’età e stanno per andare in pensione. La sua odissea giudiziaria comincia nel 2006: “Ho fatto vertenza , poi il rigetto in Cassazione ho avuto l’esito nel 2018. Non riesco a capire il perché- continua il lavoratore che risiede a Riposto ma lavora nello Stretto- molti miei colleghi entrati a lavorare prima di me sono stati assunti. La legge non è uguale per tutti . Credo che in questa cosa ci sia la mano di RFI”.
Persa la prima battaglia in tribunale Grasso fa causa all’RFI nuovamente nel 2016 : “ Dopo aver fatto causa per la scorretta compilazione del contratto a viaggio sono tornato in tribunale perché dopo aver maturato i tre anni di contratti avevo diritto al contratto a tempo indeterminato, ma i tempi sono lunghi e non è stata ancora fatta la prima udienza”.
Alla precarietà negli utlimi tempi si è aggiunta la crisi Covid che ha lasciato a casa molti marittimi: “ E’ una vergogna, ho tutti i diritti sia contrattuali che legali per passare al contratto stabile ma nessuno lo vuole riconoscere. Questa è anche un’ingiustizia perchè continuo a gravare sulle spalle dello Stato che paga la disoccupazione. Faccio un appello alle istituzioni affinché il mio diritto al lavoro venga riconosciuto”.
A rendere tutto più complicato le possibili nuove assunzioni: “Rischiamo di essere scavalcati da chi ha i titoli e viene assunto , ma io come molti miei colleghi conosciamo le navi e la tratta di mare e abbiamo l’esperienza necessaria per garantire la sicurezza. Sono disperato ho 51 anni dove devo andare? Non ho mai avuto la sicurezza lavorativa e vivo nell’incertezza da sempre e con la paura che non mi richiamino più. Vincenzo, sperando che la sua storia non cada nell’oblio, continua a lottare ma al momento dopo lo sbarco avvenuto lo scorso 9 settembre resta a casa in attesa che arrivi una nuova chiamata.