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Cronaca

Massoneria da Palermo a Messina, De Luca: “Occorre rafforzare le misure per la trasparenza”

Il deputato della commissione antimafia interviene dopo gli arresti che coinvolgono un funzionario della Regione. “C'è l'esigenza di allargare l'obbligo di dichiarazione all'appartenenza alle logge”

Di nuovo sotto accusa la massoneria. Questa volta a Palermo dove la Dda ha emesso sette fermi tra il capoluogo e Licata mettendo le manette ad un insospettabile funzionario regionale di Palermo, Lucio Lutri.

Ma apripista furono Trapani e Reggio Calabria e poi Catania, le cui logge risultarono essere legate a doppio filo con le cosche locali. 

E Messina?
 Messina è la seconda città per appartenenti alla massoneria in Italia (la prima è Torino). Le logge e le pratiche che un tempo erano segretissime, oggi lo sono molto meno. Ma l’ aura di mistero e di esoterismo che avvolge la massoneria ancora resta.

E la frase detta nelle intercettazioni da Lutri, “ma chi minchia ci deve fermare più”, è  forse la stessa che muove tanti affiliati, tanti di quelli che scelgono di appartenere alle logge con la prospettiva di una fratellanza utile  alla carriera.

Una storia che si ripete. Era il 1999 quando il Goi, il Grande Oriente d’Italia, si preoccupò di sfatare il tabù sulla segretezza dei riti facendo visitare “il tempio” ai giornalisti profani.

Una manifestazione pubblica di trasparenza per far cadere il mito sulla segretezza delle logge a cui è corrisposta una caduta di interesse da parte dell’opinione pubblica per anni.

Grembiulini, spade, compassi e riti iziatici dei grandi muratori hanno perso il fascino carbonaro apertamente contestato dalla Chiesa cattolica. Una apertura – anche tecnologica - con tanto di siti internet che evidentemente resta di facciata.

E spunta il nome del deputato Pullara

Ne sono convinti i deputati del Movimento 5Stelle all’Ars, Antonio De Luca e Roberta Schillaci, componenti della Commissione Antimafia che hanno posto l’accento sulla necessità che l’obbligo di dichiarazione all'appartenenza a logge massoniche già in atto per i parlamentari, vada esteso anche ai funzionari della Regione.

“L’odierna inchiesta della Dda di Palermo – scrivono i due parlamentari -  scoperchia l’ennesimo sistema di connivenze tra politica massoneria e pubblici uffici”.

"Non è il massone in quanto tale che vogliamo attenzionare - chiarisce il deputato M5stelle a MessinaToday - quello che svolge la sua passione secondo le regole ma il portatore di interessi, vogliamo che i funzionari regionali dichiarino l'appartenenza alla massoneria per un fatto di trasparenza e per capire se ci possano essere delle convergenze sulla gestione politica e amministrativa tra gli incarichi assegnati e il gruppo, il massone che ricopre mansioni pubbliche potrebbe diventare sensibile alle richieste e più avvicinabile, in magistratura ad esempio c'è il divieto di far parte della massoneria, non chiediamo divieti in politica e in ruoli amministrativi e sappiamo che non risolveremo ma almeno che si faccia tutto con trasparenza. In parlamento nazionale è in discussione una legge sulle Lobby come portatori di interessi”. 

Sulla stessa lunghezza d'onda il presidente della Commissione Fava, che sta anche valutando l'oppotunità di aprire una indagine per capire quanto sia diffusa, conosciuta e tollerata la presenza di affiliati alla massoneria nell'amministrazione della Regione Sicilia. La commissione ha già convocato per oggi il dirigente D'Urso del dipartimento energia, dove lavora anche il funzionario regionale arrestato Lucio Lutri.

Le indagini dell'antimafia sulle influenze della massoneria nella vita politica e imprenditoriale non sono mancate negli ultimi dieci anni. Proprio da Barcellona Pozzo di Gotto partì nel 2009 la prima indagine che coinvolse politici e imprenditori di mezza Sicilia portando alla luce gli intrecci della loggia Ausonia, un’obbedienza “indipendente” fondata a Barcellona il 15 gennaio 2004, rispolverati poi dal pentito Carmelo D'Amico e dall'imprenditore Maurizio Marchetta. Tanti i personaggi che furono chiamati in causa, dall'ex senatore Nania ad una lunga lista di medici. L'indagine si è chiusa con un nulla di fatto, non riscontrando la violazione della legge Anselmi che vieta e punisce la costituzione di “società segrete che cospirano contro le istituzioni e la sicurezza nazionale. 

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