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Cronaca

Obiezione di in...coscienza, 35 medici su 36 negano l'aborto a chi ne ha diritto

Le cifre allarmanti del deputato De Luca sugli ospedali di Messina. Un dato che fa sì che i pochi che praticano l'aborto abbiano un carico di lavoro altissimo e che i medici che scelgono questa strada sottraggono alla donna una scelta garantita dalla legge

Trentacinque medici su 36 sono obiettori di coscienza negli ospedali di Messina. Un dato che fa sì che i pochi che praticano l'aborto abbiano un carico di lavoro altissimo e che i medici che scelgono questa strada sottraggono alla donna un diritto per legge garantito.

Nelle strutture ospealiere di Messina questo quadro è ancora più allarmante. Ad affermarlo è il deputato regionale del M5s Antonio De Luca, autore di un accesso agli atti per conoscere il numero dei medici obiettori in città e in provincia.

«Dagli atti forniti dalle aziende ospedaliere - spiega - si evince che al Papardo l'unico dirigente medico non obiettore è andato in pensione nel 2020 mentre al Policlinico, su 23 medici, c'è solo un non obiettore. Considerando che l'Irccs - Piemonte è privo di un reparto di ginecologia e ostetricia, in pratica nelle strutture pubbliche di Messina, una città con circa 230mila abitanti, c'è solo un medico non obiettore su 36».

Quello tra obiettare o non obiettare è uno dei tanti bivi che si trova davanti chi ha prestato il nobile giuramento di Ippocrate. Una scelta delicata, che porta con sé inevitabilmente risvolti morali, sociali, religiosi. Una polemica aperta ormai da oltre mezzo secolo fra chi ritiene un diritto fare il ginocologo che non pratica aborti e chi si chiede perchè non scegono di fare i dermatologi, i chirurghi, i cardiologi invece di scegliere una professione negando poi un sacrosanto diritto.

Le cifre a Messina parlano chiaro. IL problema esiste. Più rosea la situazione in provincia: «In base ai dati dell'Asp, a Milazzo c'è un non obiettore su 10, mentre a San'Agata sono 3 su 8, a Taormina 3 su 10 e a Patti 2 su 10», prosegue il deputato, che annuncia ulteriori richieste di accesso agli atti in tutte le province siciliane. «L’obiettivo è quello di istituire un albo regionale con delle sezioni provinciali per avere contezza delle unità non obiettrici per singola struttura ospedaliera e sopperire quindi alle carenze».

“Tutto questo - conclude - non ritengo sia determinato solo da motivazioni etiche, ideologiche o religiose, ma credo sia una conseguenza diretta anche della carenza di personale. La ristrettezza del numero di medici presenti nelle strutture, diminuiti rispetto al passato, ha determinato un carico di lavoro maggiore su chi non è obiettore, considerando che il numero degli aborti è rimasto costante, con relative conseguenze sulla crescita professionale dei singoli professionisti, costretti gioco forza ad affrontare un numero sempre maggiore di interruzioni di gravidanza. Ciò rallenta di molto, se non addirittura impedisce, la crescita professionale del medico non obiettore, che si ritrova a dover praticare quasi esclusivamente aborti”.

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