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Cronaca

In carcere l'uomo fermato per gli attentati a Tremestieri, scena muta davanti al giudice

Il 52enne è stato sentito oggi dal gip Tiziana Leanza che ha convalidato la misura cautelare in carcere richiesta dal pm Accolla. La ricostruzione sugli incendi. Dietro le quinte contenziosi sui confini di proprietà

Misura cautelare in carcere per un cinquantaduenne fortemente indiziato per gli incendi avvenuti nei giorni scorsi Tremestieri. Si tratta di G.M, messinese, residente sulla Statale 114 accusato di aver appiccato il fuoco innescando un ordigno costituito da una bombola contenente gas gpl, determinando così l’esplosione ai danni di alcune vetture parcheggiate sulla pubblica via e di uno stabile in via Consolare Valeria. Lo stesso uomo è indagato per aver innescato un altro ordigno infiammabile ai danni di un altro immobile sempre sito in via Consolare Valeria sede della ditta “Anticendio dello Stretto”.

A convalidare l’arresto e chiedere la custodia cautelare in carcere, il giudice per le indagini preliminari Tiziana Leanza su richiesta del pubblico ministero Marco Accolla.

Gravi gli indizi. L’uomo sarebbe stato bloccato mentre tentava la fuga subito dopo il secondo incendio da persone che erano presenti e che lo hanno consegnato alle forze dell’ordine.

Secondo la ricostruzione degli investigatori, nelle prime ore del 18 marzo esplodeva l’ordigno collocato fra due auto parcheggiate in via Consolare Valeria mandando in fumo due Fiat Punto e causando danni alla facciata dell’edificio adiacente, in particolare al primo piano, nonché danni alla saracinesca di una erboristeria vicina e del furgoncino della ditta.

L’incendio ha anche lesionato una tubatura del metano cittadino che ha comportanto l’intervento dei tecnici Italgas.

Sul posto anche i vigili del fuoco che hanno individuato anche la causa del violento scoppio. Le indagini sono state avviate immediatamente dai poliziotti che hanno sentito subito il proprietario dall’abitazione danneggiata che si trovava in casa insieme alla moglie quando sono divampate le fiamme e a causa dell’esalazione dei fumi è stato costretto anche a ricorrere alle cure mediche.

Le immagini delle telecamere di videosorveglianza della ditta “Antincendio dello Stretto” il cui capannone è attiguo all’edificio hanno consentito di appurare che l’ordigno era stato collocato da un uomo giunto a piedi sul pisto e travisato da una sciarpa avvolta attorno al capo che indossava un giubotto che aveva anche un evidente strappo nella manica, una maglia e pantaloni a tinta unica e scarpe da ginnastica. Le indicazioni fornite dalle persone presenti sul posto hanno subito indirizzato l’attenzione degli investigatori su G.M., che abita vicino al posto in cui si è verificato l’attentato incendiario e definito “una persona particolare”.

Le riprese video lo immortalano all’1.58. Mentre gli investigatori erano intenti a verificare la fondatezza di tali informazioni, intorno alle 5, alla centrale operativa viene segnalato che un uomo, sulla Statale 114, aveva tentato di incendiare il tetto del capannone della ditta “Anticendio dello Stretto” e che era stato fermato da alcune persone intervenute sul posto che erano anche riuscite ad estinguere le fiamme.

Gli agenti hanno così fermato l’uomo, identificato proprio in G.M., che indossava abiti trasandati e che odoravano di fumo.

L'uomo ha prima ammesso le proprie responsabilità affermando che però avrebbe parlato “solo davanti al Giudice”. Ulteriori verifiche degli inquirenti, come il giubbotto strappato nel cestello della lavatrice e altri indumenti, in particolare scarpe e pantaloni identici a quelli immortalati dalle telecamere di videosorveglianza, così come altre testimonianze, hanno consentito di chiude il cerchio. Nei giorni scorsi aveva destato qualche sospetto anche in una ferramenta dove aveva acquistato l'occorrente per fabbricare l'ordigno. 

Stamani l'interrogatorio davanti al giudice Leanza a cui però l'indagato non ha voluto fornire alcuna motivazione sui gesti anche se è stato accertato che l'uomo ha sofferto di disturbi psichici e che in passato ci sono stati contenziosi sui limiti di confine delle proprietà fra l'indagato e le persone vittime degli attentati. Le persone offese sono difese dall'avvocato Luigi Giacobbe mentre l'imputato ha nominato quale difensore l'avvocato Giuseppa Abate.

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