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Cronaca

Dimesso dall'ospedale, muore poco dopo: balletto di perizie sul caso Letterio Ventura

Il pm ha chiesto l'archiviazione delle indagini sul decesso del 53enne avvenuto lo scorso agosto. La difesa dei familiari presenta opposizione: "Il paziente andava ricoverato"

Potrebbero essere archiviate le indagini sulla morte di Letterio Ventura, il 53enne deceduto lo scorso agosto dopo essere stato dimesso dall'ospedale Papardo. Il pm Francesco Lo Gerfo ha infatti chiesto al gip di chiudere il fascicolo aperto dopo la denuncia presentata dai familiari, assistiti dall'avvocato Giovanni Caroè. Tre i medici iscritti nel registro degli indagati dal sostituto Francesca Bonazinga che aveva disposto anche l'autopsia.

Alla base della richiesta d'archiviazione c'è il parere dei medici legali che hanno effettuato i rilievi necroscopici per conto della Procura. Secondo i consulenti del magistrato, "la morte del signor Ventura Letterio dev'essere fatta risalire ad edema polmonare acuto secondario a severa acuta disfunzione ventricolare sinistra in paziente affetto da processo flogistico infettivo multiorgano, in soggetto obeso, portatore di protesi valvolare aortica". Tuttavia, per gli esperti il ricovero, qualora fosse stato disposto dai familiari, non avrebbe evitato la morte del paziente.

Ed è proprio su quest'ultimo punto che la difesa dei familiari dello sfortunato 53enne ha presentato formale opposizione. I consulenti della Procura, sostiene il perito dottor Giovanni Crisafulli, fondano tale ipotesi sul fatto che le indicazioni dell'esame clinico del paziente avrebbero indotto i sanitari, se lo avessero disposto, al ricovero presso un reparto di Medicina Interna e non in un reparto di Itic o di Cardiologia. Ciò significa che non possono escudere che la morte sarebbe avvenuta con le stesse modalità. Tale valutazione è contestata e contestabile perchè non è stato disposto il ricovero nonostante le condizioni critiche in cui versava il paziente (con temperatura corporea di 38,9 °C, iponatriemia, leucocitosi e aumento del ProBNP, indice quest'ultimo di scompenso cardiaco) e da questa circostanza è seguita la morte, sia pure in ambito domiciliare [...] Non si comprende perchè i sanitari avrebbero dovuto, in caso di decisione di ricovero, avviare il paziente al reparto di Medicina Interna anziché in reparto di Cardiologia e/o eventualmente in ITIC. In tale ambiente il paziente avrebbe avuto con certezza tutta l'assistenza necessaria per curare lo scompenso e dunque un notevole aumento delle chance di sopravvivenza. [...] E non è escludibile che anche in reparto di Medicina Interna il paziente non avrebbe avuto analogo trattamento".

Secondo il consulente di parte, infine, "Risulta oltremodo insufficiente il parere espresso dai Consulenti Tecnici del Pm, poichè il paziente, portatore di varie patologie, è stato del tutto trascurato sia dal punto di vista clinico, sia dal punto di vista terapeutico. [...[ In conclusione appare pacifico, come pure affermato dal CT del Pm, che le condizioni del paziente fossero del tutto inadeguate alle dimissioni. [...] Il peggioramento delle condizioni generali nelle successive 4-7 ore, culminato con l'edema polmonare acuto e quindi l'exitus, altro non è che la rappresentazione prevedibile delle insufficienti cure e della precoce e inopinata dimissione ospedaliera".

La vicenda

Secondo quanto dichiarato dal fratello alle forze dell'ordine, l'uomo, già sofferente di altre patologie, aveva accusato difficoltà nella respirazione. All'aggravarsi delle sue condizioni, è stato portato al pronto soccorso del Papardo. Giunto in ospedale, il 53enne è stato visitato dopo che il personale sanitario ha escluso l'infezione da Covid, vista la febbre rilevata durante gli accertamenti. Alla fine, sempre secondo quanto messo nero su bianco dalla famiglia nella denuncia ai carabinieri, i medici hanno optato per le dimissioni prescrivendo all'uomo una cura da poter fare a casa. L'uomo è quindi ritornato nella propria abitazione, ma la mattina successiva è stato trovato morto dalla sorella.

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