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Cronaca

Morto il magistrato messinese Nicolò Amato, per 10 anni direttore del Dap

Il giudice si è spento la notte scorsa a 88 anni. Ha seguito importantissimi processi come quelli del sequestro Moro e dell'attentato a Giovanni Paolo II

La giustizia italiana piange la scomparsa del magistrato Nicolò Amato, nato a Messina il 20 gennaio 1933. Amato si è spento la notte scorsa a 88 anni. Per lungo tempo ha rappresentato la Procura di Roma nei più importanti processi, come quello per il sequestro e l'omicidio di Aldo Moro e la strage della sua scorta e quello per l'attentato a Giovanni Paolo II, è morto la notte scorsa, secondo quando apprende l'Adnkronis, all'età di 88 anni. Per quasi undici anni, dal gennaio 1983 al giugno 1993, Amato ha diretto il Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria (Dap) cui ha dato un impulso fortemente innovatore, con la ripresa dell'applicazione della riforma del 1975 e contribuendo in maniera determinante alla riforma del 1986, con la cosidetta legge Gozzini, ed alla riforma del 1990 per la ristrutturazione del sistema carcerario. Durante il periodo del terrorismo politico e delle stragi di mafia, Amato è stato protagonista di quello che è stato chiamato "il carcere della speranza". E' riuscito a risolvere la rivolta dei detenuti di Porto Azzurro del 1987 senza cedimento dello Stato e senza versamento di sangue. Per la sua esperienza penitenziaria è stato invitato quale esperto da alcuni Paesi esteri. Nato a Messina il 20 gennaio 1933, Nicolò Amato è stato magistrato dal marzo 1958 al gennaio 1983 ed ha lavorato per molti anni come pubblico ministero alla Procura della Repubblica di Roma. Ha condotto molti fra i più importanti e clamorosi processi di quegli anni, come quello contro i Nuclei Armati Proletari, quello contro Memhet Alì Agca per l'attentato al pontefice Karol Wwojtyla e quello contro le Brigate Rosse per tutti i delitti commessi a Roma, in particolare il sequestro e l'omicidio del presidente della Dc Aldo Moro. In tutti questi processi, come in moltissimi altri di criminalità comune e di criminalità terroristica non meno impegnativi, ha svolto l'istruttoria ed ha rappresentato la Procura della Repubblica nei pubblici dibattimenti.

Nel 1969 - come riporta AdnKronos - Amato ha conseguito la libera docenza in Filosofia del diritto e per vari anni ha insegnato prima all'Università di Pisa, poi all'Università "La Sapienza" di Roma, quindi all'Università di Urbino. Come direttore generale dell'Amministrazione penitenziaria Amato ha trasformato profondamente l'universo carcerario nel senso della legalità e dell'umanità. Cessata l'attvità al Dap, nel 1993 ha iniziato ad esercitare la professione di avvocato. Ha fondato, assieme agli onorevoli Tiziana Maiolo, Marco Boato, Alfredo Biondi, Alma Cappiello e Marco Taradash il Comitato per la difesa dei diritti dei cittadini (Codici), del quale è stato Presidente. Ha collaborato a varie riviste scientifiche ed a vari quotidiani nazionali, quali "La Repubblica" e "Il Messaggero". Ha scritto diversi tra libri, saggi e romanzi: "Logica simbolica e Diritto"; "Diritto delitto carcere"; "Un Pubblico Ministero in Corte d'Assise"; "Oltre le sbarre"; "L'ultima lambada"; "Fuga impossibile"; "Delitto in ascensore"; "Processo alla giustizia"; "I giorni del dolore la notte della ragione"; "Bettino Craxi, dunque colpevole"; "Caino e Abele. Vita per vita?"; "La crisi della giustizia. Lo scontro tra Potere politico e Potere giudiziario"; "Gli amici senza volto di Corleone. Tramonto insanguinato di una Repubblica nata male". Di recente l'editore Rubbettino ha pubblicato "Credo dunque spero: la fede è speranza. Spero dunque credo: la speranza è fede", con prefazione di Maria Concetta Mattei

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