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Cronaca

La morte dell'operaio Caponata, chiesto il giudizio per quattro indagati

Si tratta del dirigente di Palazzo Zanca Francesco Aiello e dei geometri Vincenzo Garufi e Giuseppe Russo, responsabili degli interventi previsti nell'istituto teatro della tragedia nonché della dirigente scolastica della Cannizzaro Galatti Giovanna Cacciola

Si deciderà nell'udienza preliminare del 22 giugno sulla richiesta di rinvio a giudizio nel confronti degli indagati per la morte di Giovanni Caponata, l'operaio dei cantieri di servizio deceduto dopo nove di giorni di agonia in seguito all'incidente nella scuola "Cannizzaro - Galatti" avvenuto il 10 ottobre 2019.

Il pm Marco Accolla che ha coordinando le indagini ha chiesto il rinvio a giudizio per tutti gli indagati. Si tratta del dirigente di Palazzo Zanca Francesco Aiello e dei geometri Vincenzo Garufi e Giuseppe Russo, responsabili degli interventi previsti nell'istituto teatro della tragedia nonché della dirigente scolastica della Cannizzaro Galatti Giovanna Cacciola.

Parti offese sono Mauro Tommasa, Antonina, Giustina e Rosario Caponata difesi dagli avvocati Salvatore Catalano e Nino Cacia.

La vicenda 

La mattina del 10 ottobre il 56enne Giovanni Caponata, operaio impegnato nei cantieri di servizio,  stava effettuando dei lavori alla scuola "Cannizzaro-Galatti" quando, in seguito ad un malore o ad un movimento azzardato, è caduto dalla piccola impalcatura che lo sorreggeva finendo rovinosamente a terra. Le sue condizioni sono apparse subito gravissime.

La denuncia della Uil: "Non doveva fare quel lavoro"

L'uomo è stato trasferito al reparto di Rianimazione del Policlinico con alcune fratture e un grave trauma cranico. Negli ultimi giorni la situazione è peggiorata, per il 56enne è stata accertata la morte cerebrale. Sulla vicenda continuano le indagini delle forze dell'ordine e dell'Ispettorato del Lavoro.

Le accuse

Gli imputati sono accusati di non aver messo a disposizione del lavoatore attrezzature conformi, non richiedendo l'osservanza dei singoli lavoratori alle normative vigenti, nonchè delle disposizioni aziendali in materia di sicurezza e di igiene del lavoro  di uso dei mezzi di protezione individuale. Ma anche di non aver predisposto il documento di valutazione rischi di interferenze o altro elaborato che prevedesse il coordinamento dell'attività lavorativa all'interno del plesso scolastico. Al lavoratore - secondo l'accusa - non sono state garantire condizioni di sicurezza nello svolgimento dei lavori “in quota” nè che la scala impiegata e messa a disposizione della dirigente scolastica “fosse sistemata in modo da garantirne la stabilità durante l'impiego e che la stessa, comportando pericolo di sbandamento dovuto all'altezza, fosse adeguataente assicurata o trattenuta al piede da altra persona”.

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