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Cronaca

Tonino Currò, morto per una bomba carta allo stadio Celeste: Ministero dovrà risarcire i familiari

Lo ha stabilito la corte d'Appello dopo 21 anni dal tragico episodio durante il derby Messina-Catania. Mai individuato l'autore del lancio del petardo

Si scrive un nuovo capitolo sul processo per la morte di Tonino Currò, il tifoso morto nel giugno 2001 dopo essere stato colpito da una bomba carta durante il match Messina-Catania allo stadio "Celeste". La Corte d'Appello ha stabilito che i familiari dello sfortunato ragazzo dovranno essere risarciti anche dal Ministero dell'Interno, confermando di fatto la sentenza in primo grado che nel 2019 ha imposto un indennizzo alle parti offese, rappresentate dall'avvocato Giuseppe Laface, da parte di Lega Calcio, Fc Messina e Comune.

La pronuncia del giudice

"Affermare che in occasione di un gara calcistica, il cui clima di tensione e ostilità fra le contrapposte tifoserie era stato ampiamente preannunciato, la morte di uno spettatore costituisca un fatto quasi inevitabile, un caso fortuito, non può essere condiviso in un ordinamento in cui la persona e la sua tutela costituiscono valori supremi su cui si fonda la Costituzione italiana e che appresta le dovute misure preventive e repressive delle condotte di detenzione di armi o materiale esplodente (vedi fra le altre l’art. 5 l. 152/1975) che possono mettere a rischio quella tutela."

"Delle due l’una - afferma la Corte -: o le misure di prevenzione disposte dalla Questura erano inadeguate a fronteggiare i pericoli di scontri ed incidenti prima o durante l’incontro “a rischio” Messina-Catania, oppure, in alternativa, tali misure sono state eseguite con negligenza, se è vero che, alla prima verifica della efficacia delle misure di prevenzione disposte, la situazione di disordine annunciata si manifestava con immediata virulenza non appena i tifosi del Catania facevano ingresso nello stadio".

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