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Cronaca

La Targa Florio del 2017 finita nel sangue con due morti, assolti due degli organizzatori

Nell'incidente persero la vita il pilota messinese Mauro Amendolia e un commissario di gara, Giuseppe Laganà. Per la Procura, il concorrente non avrebbe indossato la cintura che avrebbe potuto salvargli la vita. Gli imputati erano accusati di omicidio stradale perché non avrebbero vigilato sul rispetto delle norme di sicurezza

Il 21 aprile del 2017 la prova speciale numero 3 "Piano Battaglia 1" della Targa Florio finì nel sangue, con ben due morti, il pilota messinese Mauro Amendolia e un commissario di gara, Giuseppe Laganà, ed è poi sfociata in un processo per omicidio stradale a carico di tre persone che, secondo la Procura di Termini Imerese, non avrebbero vigilato correttamente e non si sarebbero accertate che i partecipanti indossassero correttamente le cinture di sicurezza. A cinque anni dai fatti, si è chiuso lo stralcio in abbreviato del procedimento, con l'assoluzione di due degli imputati, il direttore della manifestazione sportiva, Marco Cascino, e il delegato all'allestimento del percorso, Antonio Pochini.

Le immagini dal luogo dell'incidente | Video

La decisione è stata presa ieri dal gup di Termini Imerese, davanti al quale si erano costituiti parte civile anche i parenti di Amendolia. La figlia Gemma, che allora aveva 27 anni, era seduta accanto a lui quando si verificò il terribile incidente: rimase gravemente ferita, ma poi si salvò. Lei, come hanno accertato alcune perizie, indossava la cintura, mentre suo padre, sempre secondo le verifiche compiute dagli esperti, no. Il dispositivo di sicurezza avrebbe potuto salvare la vita al pilota, che perdendo il controllo della sua Bmw Mini Cooper Works investì e non lasciò scampo all'altra vittima.

Il restroscena: la Targa Florio come regalo di laurea e la morte sul rettilineo

L'incidente avvenne dopo le 11.30, cioè a poco più di 30 minuti dall'inizio della prova speciale. Alle 11.37 i commissari si accorsero che il sistema di rilevamento della vettura numero 29, quella degli Amendolia, segnalava l'auto ferma, senza però alcuna richiesta di soccorso. Il mezzo venne ritrovato fuori strada, al chilometro 9.350 in località Piano Torre ad Isnello, in un tratto rettilineo, che seguiva una curva a sinistra, su un lieve avallamento. Secondo le prime ricostruzioni, sarebbe stato presente del nevischio sull'asfalto.

Per accertare eventuali responsabilità per la morte delle due vittime fu subito aperta un'inchiesta e dopo poche ore venne scartata l'ipotesi che Amendolia avesse perso il controllo del mezzo in seguito ad un malore. Le immagini riprese dalla telecamera presente a bordo dell'auto, infatti, avevano permesso di ricostruire con chiarezza gli ultimi istanti prima del sinistro, comprese le sue manovre disperate per cercare di evitare lo schianto. Il malore era stato escluso anche dall'autopsia.

Le indagini si erano quindi concentrate sugli aspetti organizzativi della storica gara ed era così emerso che il pilota non avrebbe indossato la cintura e che, in  fase di controllo prima del via, chi avrebbe dovuto non si sarebbe accertato che tutti i concorrenti indossassero i dispositivi di sicurezza. Sotto inchiesta finirono Cascino, Pochini e anche Angelo Pizzuto, presidente dell'Aci, nonché organizzatore della gara. I primi due adesso sono stati assolti, mentre il terzo è ancora sotto processo ma con l'ordinario.

Fonte: PalermoToday

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