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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

L'incidente in cui perse la vita Giacomo Manganaro, condannato per omicidio stradale il conducente del Suv

Secondo la ricostruzione degli inquirenti il ragazzo guidava un'auto non assicurata di cilindrata superiore rispetto a quanto consentito per la sua età, sotto effetto stupefacenti e con la patente revocata

Dovrà scontare 10 anni in carcere Emanuele Cavallaro, il 22enne di Giarre, che il 5 agosto dello scorso anno ha investito lungo la tangenziale di Messina due auto, causando un tamponamento a catena in cui ha perso la vita Giacomo Manganaro e sono rimaste ferite altre sei persone. Il ragazzo quella sera si trovava a bordo di una Porsche Macan S, non assicurata e di cilindrata ben superiore rispetto a quella che poteva condurre in base alla sua età secondo quanto previsto dal Codice della Strada.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, ancora, Cavallaro guidava sotto l'effetto di sostanze stupefacenti, con la patente revocata e a una velocità superiore il doppio rispetto a quella consentita. Dagli accertamenti è anche emerso che la Porsche risulterebbe di proprietà di un professionista di Giarre intestatario di altri veicoli di grossa cilindrata, che, però, ha disconosciuto il possesso del mezzo coinvolto nell'incidente presentando un esposto. Per comprendere di chi fosse la vettura c'è in corso un procedimento parallelo. 

La notte dell'incidente Cavallaro viaggiava lungo l'autostrada A20 e all'altezza del viadotto Bordonaro in direzione Messina-Palermo, dopo aver tamponato la Fiat Seicento su cui viaggiava Manganaro insieme ad altre due persone, facendola scontrare con una Peugeot 206 su cui si trovavano un uomo e una donna, ha investito anche una Renault Twingo su cui c'erano ancora due passeggeri. Manganaro, che viaggiava con cintura allacciata ed airbag attivato, è morto per shock emorraggico-traumatico dopo la rottura del tratto dorsale all'altezza del rachide. Tutte le persone coinvolte sono rimaste ferite. 

Per il giovane, accusato di omicidio stradale e difeso dall'avvocato Iofrida del foro di Catania che ha scelto il rito abbreviato, il pm Francesca Bonanzinga aveva chiesto una condanna a 10 anni, e questa mattina al Tribunale di Messina il gup Tiziana Leanza ha confermato in sentenza la condanna. Nel corso del processo era stato chiamato in causa anche il "Fondo di garanzia vittime della strada", rappresentato dagli avvocati Troia e Galeano, ed è stata inoltre disposta una provvisionale di 20 mila euro per ogni congiunto. Le parti civili sono state invece difese dai legali Felice Di Bartolo, Raffaella Petrassi e Rosy Spitale. 

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