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VIDEO | Ciao Gigi Proietti, “mandrake“ anche a Messina per il premio Adolfo Celi

Il ricordo del critico d'arte Giacobbe sulle mille maschere del grande attore hanno fatto ridere e commosso l'Italia. Una scomparsa che lascia un vuoto enorme nel mondo dello spettacolo

Gigi Proietti non c'è più. E' morto all'alba di oggi nel giorno in cui compiva 80 anni. Il noto attore romano è deceduto in una clinica romana intorno alle 5.30. Le sue condizioni si erano aggravate ieri sera. Proietti era da giorni in clinica per problemi cardiaci. L'attore era stato ricoverato ieri sera in terapia intensiva dopo un malore nel tardo pomeriggio. Si trovava in clinica da qualche giorno perchè non si sentiva molto bene, e stava facendo accertamenti per uno stato di affaticamento. Poi nel tardo pomeriggio di domenica ha avuto un malore, uno scompenso cardiaco. Proietti è stato protagonista a Messina una sola volta, alla fine degli anni Ottanta, per ritirare il premio Adolfo Celi, ma ha incantato in più di una occasione al teatro Antico di Taormina. L’ultima volta nel nel 2006, con il suo “One man show”, sold out per oltre una settimana. A Proietti e alla sua lunga carriera è dedicato il ricordo di Gigi Giacobbe, critico teatrale. 

Quando il mattatore disse no alla direzione artistica di Taormina Arte

Il Teatro per me è un luogo dove io ritorno senza uscirne, senza esserne mai uscito, una specie di luogo della memoria, però del presente, quindi è importantissimo per me. Così si esprimeva Gigi Proietti nell’agosto del 1988 durante una lunga intervista al Palazzo Corvaia di Taormina quando da attore e regista preparava il Liolà di Pirandello. Aveva 48 anni allora e ricordo ancora le sue lunghe pieghe attorno alla bocca, quasi due antichi sfregi, da non capire se era triste o allegro.

Uno spettacolo che usciva fuori dai canoni shakespeariani dell’establishment di Taormina Arte di quegli anni ma che poi fu accettato di buon grado visto il successo che ebbe poi al Teatro greco, tanto che gli fu proposto di fare il direttore artistico: cosa che lui rifiutò nettamente. Lui era un mattatore, un attore cui piaceva stare da solo sul palcoscenico, vestire i ruoli  più istrionici che gli calzavano a pennello e che  aveva già sperimentati nel suo (forse) più importante spettacolo della sua vita che si chiamava A me gli occhi,  please che tantissime volte rappresento nel Teatro Tenda di Piazza Mancini a Roma. All’interno del quale gli veniva bene il personaggio romantico, passionale, narcisista, stravagante di Edmund Kean, leggendario attore inglese, geniale interprete di personaggi shakespeariani come Riccardo III, Iago, Macbeth che poi vestì nel 1989 a Taormina Arte quando per la seconda volta gli fu chiesto di mettere in scena un suo spettacolo. In questa occasione Proietti utilizzò il Kean dello scrittore inglese Reinhold Fitz Simons e non quello di Alexadre Dumas padre, perché a suo dire: “il testo di Dumas era un pochino invecchiato rispetto a quello Fitz Simon in cui Kean appare più cattivo, più secco, più attuale, modernissimo…è un testo violentissimo con un’ironia tragica…un lavoro difficilissimo, cosa che io non dico mai, ma stavolta è proprio massacrante”.

Quando in questa intervista che gli feci allora ai bordi della piscina del Jolly Hotel di Taormina, gli domandai cos’è un attore oggi e se deve dominare il personaggio che interpreta o esserne dominato, la risposta molto ironica fu che “deve dominare i partiti…potrà sembrare una battuta ma invece…più che dominare, deve conoscere, rendersi conto di che cosa c’è intorno all’evento teatrale puro e semplice”. Riguardo poi al significato dell’one-man-show la sua idea era che “tecnicamente a stare solo sulla scena succede che o ti tirano le pietre oppure è più facile, ma se instauri subito un feeling col pubblico, tutto diventa più facile, ma per fare questo bisogna avere molta esperienza”.

Quando infine gli chiesi cosa si sentisse d’avere di Kean questa fu la sua risposta: “Mah! Non molto. Idealmente è come se ad un architetto venisse chiesto cosa si sente d’avere di Le Corbusier. Non so come recitasse Kean, però credo che fosse una bestiaccia con i baffetti che mi sono fatto crescere...ma quando mi hanno visto le bambine, una a momenti piange”.       

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