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"Comandavano anche in Ateneo", l'esame a Messina della figlia del boss nell'inchiesta sulla 'ndrangheta

L'università agli atti dell'indagine della procura di Catanzaro. Nelle intercettazioni l'incontro del rettore Cuzzocrea con Giancarlo Pittelli e la figlia dell'uomo indicato come “il vertice della ndrangheta di Vibo Valentia”. Con la mediazione dell'avvocato Candido Bonaventura

C'è anche l'Università di Messina nelle carte dell'inchiesta "Rinascita-Scott": la mega operazione dei carabinieri che ha portato a 334 arresti e che il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri ha definito per importanza seconda solo al Maxiprocesso di Palermo. Si scrive dei colloqui e delle difficoltà a superare l'esame di Istologia della figlia del boss Luigi Mancuso, Teresa, studentessa alla Facoltà di Medicina e Chirurgia al Policlinico universitario. 

L'anticipazione è del quotidiano romano "Il Messagero" che oggi titola "Il boss supremo e l'ex onorevole comandavano anche in Ateneo". L'Ateneo di Messina.. Il boss è Luigi Mancuso, chiamato "Il Supremo", 65 anni, a capo della 'ndrangheta di Vibo Valentia. L'onorevole è l'ex parlamentare di Forza Italia Giancarlo Pittelli, avvocato e massone. Il Messaggero riporta gli atti dell'indagine che arriva alla facoltà di Medicina dello Stretto. La figlia di Mancuso - secondo quanto riporta il quotidiano - è studentessa all'Ateneo di Messina. La ragazza ha problemi a superare l'esame di Istologia. (Il titolare della cattedra è il professore Domenico Puzzolo, ndr). Scrive il Messaggero: "Il penalista convoca il rettore. A raccontare l'episodio è lo stesso politico in una conversazione intercettata ad aprile 2018. Teresa la figlia (di Mancuso, ndr) viene all'aliscafo (a Messina, ndr) e dice "avvocato, non riesco a superare Istologia, perché è un professore stronzo". Le dico: "Vieni con me tesoro, vado all'Università, chiamo l'avvocato Candido (Bonaventura, nella foto, nrd), il cugino del nuovo rettore Cuzzocrea e dico "Mi trovi tuo cugino?". "Sì, guarda Giancarlo, dieci minuti e siamo al ristorante da te". Vengono davanti al tribunale: "Teresa sai chi è questo signore?". "Sì, il rettore della mia Università...".

andido Bonaventura-2Complessivamente sono 416 gli indagati dell'inchiesta, accusati a vario titolo di associazione mafiosa, omicidio, estorsione, usura, fittizia intestazione di beni, riciclaggio e altri reati aggravati dalle modalità mafiose. I provvedimenti prendono le mosse da un'articolata attività investigativa, condotta dal raggruppamento e dal comando provinciale di Vibo Valentia in direzione del contesto 'ndranghetistico vibonese, con il coordinamento della Dda catanzarese. "Le indagini - si legge dal sito reggiotoday - avrebbero consentito di ricostruire con completezza gli assetti di tutte le strutture di 'ndrangheta dell'area vibonese e fornito un'ulteriore conferma dell'unitarietà dell'organizzazione criminale, al cui interno le strutture territoriali godono di un'ampia autonomia operativa, seppur nella comunanza delle regole e nel riconoscimento dell'autorità del Crimine di Polsi.

A capo della struttura si sono alternati, negli anni, esponenti della cosca "Mancuso", quali Giuseppe Mancuso, Pantaleone Mancuso, e, da ultimo, Luigi Mancuso, che ha governato gli assetti mafiosi della provincia, riuscendo anche a ricomporre le fibrillazioni registrate negli anni tra le varie consorterie. Oltre al ruolo di polo di riferimento dell'ampia rete delle strutture 'ndranghetiste vibonesi, è chiaramente emersa anche la rilevanza della cosca Mancuso a livello extraprovinciale, dimostrata sia dagli attuali e strutturati rapporti, finalizzati al mutuo soccorso ed allo scambio di favori criminali, instaurati, tra gli altri, con i De Stefano di Reggio Calabria e i Piromalli di Gioia Tauro, sia dai rapporti intrattenuti con esponenti di cosa nostra, risalenti all'epoca pre-stragista. 

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