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Cronaca

Lavoro, casa o figli: la Sicilia non è una regione in cui poter essere mamme

La triste fotografia del rapporto di Save the Children sulla maternità in Italia dipinge un quadro a tinte scure per il Mezzogiorno, fanalino di coda in tutte le classifiche legate a occupazione, maternità e servizi offerti alle famiglie con bambini minori di 5 anni

"Equilibriste" costrette a destreggiarsi fra lavoro, famiglia e figli, cercando di non cadere davanti agli ostacoli per non perdere tutto. Sono state definite così le mamme nel report di Save The Children che, pochi giorni fa, ha pubblicato una fotografia a tinte scure della maternità in Italia. Poco più di 76 pagine in cui emerge una nazione "senza futuro", in cui il Mezzogiorno, e in particolar modo la Sicilia, sono fanalino di coda nelle classifiche che riguardano l'aumento demografico, l'occupazione delle mamme e dei papà, i servizi offerti alle famiglie con almeno un figlio di età inferiore ai 5 anni e la soddisfazione soggettiva. 

Di fondo il problema resta certamente culturale, e si concretizza nel far ricadere sulle spalle delle mamme tutto l'apparato di cure non retribuite, dai figli, alla casa con gravi e allarmanti ripercussioni sulla salute psichica e mentale della donna che emerge, più di ogni altra cosa, nel senso di solitudine e abbandono provato dopo il parto. Basta dare uno sguardo alle risposte delle intervistate per comprendere che non si parla più soltanto di un disagio ma di una vera e propria situazione di allarme. 

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Una solitudine, quelle delle mamme sole a casa con i figli, che dipende dal dover spesso scegliere fra lavoro e famiglia. La difficoltà di combinare il lavoro retribuito con le responsabilità genitoriali rappresenta per il 56,6% di donne italiane la causa dell'abbandono dell'impiego. Una nazione divisa a metà, fra chi deve rinunciare al lavoro per avere un figlio e chi, allo stesso tempo, può continuare a mantenere il proprio impiego soltanto potendo contare sul supporto dei nonni. E le mamme single? In Italia le mamme senza partner sono per il 44% in condizione di povertà. Soltanto nel 2021 l'Ispettorato Nazionale del Lavoro ha convalidato 37.662 domane di dimissioni volontarie delle donne, cioè, il 71,8%, contro le 14.774, cioè il 28,2%, degli uomini.

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Da decenni il calo demografico è dovuto al fatto che la maggior parte delle famiglie preferisce fare un solo figlio. La disoccupazione per le donne in età compresa fra 25 e 34 anni con due figli minori tocca infatti il 18,4%. E chi ha un solo figlio non sta meglio, perché sebbene per queste mamme la disoccupazione sia inferiore, resta fondamentale il fatto che per avere un figlio in Italia è importante che a lavorare siano entrambi i partner. Una stima media e complessiva prevede un costo di 640 euro al mese, per figlio, che ogni famiglia deve sostenere. 

Dopo la pandemia anche le retribuzioni hanno subito dei contraccolpi. Le donne, che hanno dovuto ricorrere a più congedi parentali e a cassa integrazione, hanno subito una riduzione percentuale della retribuzione mensile rispetto ai padri. Meglio rinviare la gravidanza? Le donne diventano mamme sempre più tardi, infatti l’Italia è caratterizzata da una percentuale di primi parti oltre i 40 anni molto alta. Nel 2022 è stato raggiunto il nuovo record minimo di nascite. A contribuire al calo della fecondità è stato anche l'elevato e crescente costo dei figli, che ha giustificato il drammatico calo della propensione delle coppie italiane ad avere più di due figli, insieme alla carenza di politiche a sostegno delle famiglie.

La Sicilia è l'ultima regione in Italia per tasso di occupazione madri con figli minorenni, tasso di part-time involontario per le donne, numero di donne occupate  in lavori a termine da almeno 5 anni e numero di dimissioni per le madri con figli 0-3 (INL) per ogni 1000 donne occupate. 

Schermata 2023-05-14 alle 08.25.09E lo stesso triste scenario emerge alle voci "Servizi" e "Soddisfazione soggettiva", dove l'isola si posiziona a ultimo e penultimo posto. In Sicilia sono pochissimi i servizi per la prima infanzia offerti dai Comuni, la percentuale delle classi a tempo pieno nella scuola primaria e la percentuale dei bambini della scuola primaria che frequentano la mensa. Le mamme siciliane, quindi, sono insoddisfatte per il lavoro svolto e per il tempo libero. Peggio, in questo caso, fa soltanto la Calabria. 

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