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Cronaca

Sicurezza, negli ultimi dieci anni diminuiti gli omicidi: Messina al di sotto della media nazionale

I dati dell'Istat premiano la città dello Stretto. Nel Mezzogiorno il numero di violenze maggiore rispetto al resto dell'Italia

"Nel 2019 il numero di omicidi volontari consumati in Italia è pari a 0,5 per 100mila abitanti, più elevato nel Mezzogiorno (0,7) e in generale calo nell'ultimo decennio (era 0,9 per 100mila nel 2010)". E' quanto rileva l'Istat che ha pubblicato l'aggiornamento annuale del sistema di indicatori del Benessere equo e sostenibile dei territori, riferiti alle province e alle città metropolitane italiane.

Nei territori "il tasso varia notevolmente di anno in anno a seguito di differenze limitate a poche unità. Per tale ragione, a questo livello di dettaglio territoriale è più indicato osservare l'andamento del tasso di delitti violenti, più robusto. La distribuzione territoriale degli altri delitti violenti denunciati (stragi, omicidi preterintenzionali, infanticidi, tentati omicidi, lesioni dolose, sequestri di persona, violenze sessuali, rapine, attentati) non segue un gradiente geografico netto.

Nel 2019 la media nazionale è di 16,1 ogni 10mila abitanti (16,7 nel 2018), con differenze che a livello provinciale vanno dai 7,4 delitti violenti denunciati di Oristano ai 27,5 di Imperia. Valori elevati si registrano in quasi tutte le città metropolitane, in particolare a Napoli (26,5), Milano (23,2) e Bologna (20,6), mentre Reggio di Calabria e Cagliari si posizionano sotto la media Italia (11,5 in entrambi i casi)". "Il fenomeno ha una chiara connotazione urbana - rileva l'Istat - Sia al Centro-nord che nel Mezzogiorno, infatti, i valori più elevati si osservano nelle province 'prevalentemente urbane', quelle cioè in cui la popolazione residente in aree rurali non raggiunge il 20% del totale.

Invece, nelle province 'prevalentemente rurali' (in cui la metà o più della popolazione vive in aree rurali) e in quelle a caratterizzazione intermedia i livelli sono decisamente più contenuti. Eccezioni positive nel primo caso sono rappresentate da Lecco (10,2), Cagliari (11,5) e, in Puglia, Lecce, Brindisi e Taranto (rispettivamente 11,3; 11,5 e 12,0). All'opposto, tra le province prevalentemente rurali emerge in negativo Foggia (21,2)".

Tra il 2010 e il 2019 "il tasso di delitti violenti denunciati in Italia si riduce di oltre 2 punti. La decrescita riguarda due province italiane su tre, in alcuni casi con flessioni superiori a un terzo (Cosenza, Grosseto, Rieti e Novara). In controtendenza alcune province del Nord: Como (+32%), Trieste (+33%), Belluno (+38%) e Imperia (+50%). In quest'ultima provincia si è passati da 18,3 delitti violenti per 10mila abitanti nel 2010 a 27,5 nel 2019". "Anche il tasso dei delitti diffusi denunciati è in calo.

Nel 2019 in Italia sono stati denunciati complessivamente 179,7 furti di ogni tipo e rapine in abitazione ogni 10mila abitanti (197,7 nel 2018). La variabilità tra le province è elevata. Il minimo si registra a Potenza (49,8), il massimo a Milano (371,4). L'indicatore conferma la maggiore penalizzazione delle città metropolitane del Centro-nord, tutte su livelli ampiamente superiori alla media Italia, a eccezione di Genova (171,9)", rileva Istat. Nel Mezzogiorno "la situazione è più articolata con punte di particolare intensità a Catania (224,1) e Napoli (216,2) e valori sensibilmente sotto la media nazionale a Messina(82,8), Reggio di Calabria (89,4) e Cagliari (99,2). Guardando al complesso delle province, quelle emiliane ricadono tutte nel gruppo con i tassi più elevati, a eccezione di Piacenza (141,8 denunce ogni 10mila abitanti) e Forlì-Cesena (161,4). Tassi elevati si osservano, in Toscana, a Firenze, Livorno, Pisa e Prato (rispettivamente 346,8, 240,9, 239,0, e 203,2)".

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