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Cronaca

Operazione Breakfast, condannata ad un anno la messinese Chiara Rizzo

La sentenza del tribunale di Reggio Calabria chiude la lunga indagine dell'Antimafia. Per la moglie dell'ex deputato Amedeo Matacena pena sospesa e restituzione dei beni che le erano stati sequestrati. Due anni all'ex ministro Scajola

Due anni di reclusione per l’ex ministro degli interni Claudio Scajola, un anno per Chiara Rizzo, la moglie dell’ex deputato reggino Forza Italia, Amedeo Matacena,  latitante a Dubai, negli Emirati Arabi.

La sentenza del tribunale di Reggio Calabria, tenuto conto delle intervenute prescrizioni di molti capi di imputazione, mette la parola fine all’operazione Breakfast, che ha impegnato per lunghi anni di indagine, la Dia, la direzione investigativa antimafia a esplorare affari di cuore e di ‘Ndrangheta a cavallo delle due sponde dello Stretto.

Per "lady Matacena" è stata disposta la sospensione della pena e la restituzione dei beni che le erano stati sequestrati.

Al centro delle indagini, scaturite a seguito dei controversi rapporti sospetti tra l’armatore Amadeo Matacena, che aveva inaugurato sullo Stretto la nuova compagnia di navigazione Amadeus, e la cosca Rosmini, anche le attività poste in essere per favorire la latitanza del deputato, condannato a cinque anni con l’accuisa di concorso esterno.

La sentenza del Tribunale

Chiara Rizzo, nipote dell’ex presidente dell’Ordine degli ingegneri Turi Rizzo, dopo un primo matrimonio con il medico messinese Franco Currò, si separa e, conosciuto in una calda estate a Panarea  l’esponente reggino di Forza Italia, erede di Amedeo Matacena, l’imprenditore che per primo inventò il traghettamento sullo Stretto, convola a nozze e si trasferisce nella dorata residenza di Montecarlo.

Qui si la si vede girare in Porsche e condurre vita apparentemente ritirata. In una delle poche interviste che rilascia a un periodico monegasco, dice di amare quella città di mare dove i figli possono prendere bus elettrici per andare a scuola, un quadretto lontano dalla definizione di “Miss Champagne” che invece le viene affibbiata. Scoppiata l’indagine calabrese, dalle intercettazioni gli inquirenti calabresi ricostruiscono una fitta trama di rapporti  tra la lady messinese e l’ex ministro degli Interni Claudio Scajola, che, secondo le ipotesi di accusa, impegna le sue conoscenze per dare una mano di aiuto al marito latitante negli Emirati Arabi, stato che non ha sottoscritto accordi di estradizione con l’Italia.

Scajola, già finito al centro di guai giudiziari per il sospetto acquisto “a sua insaputa” da parte dell’imprenditore Diego Anemone, con assegni circolari dell’importo di 1,1 milioni di euro di una casa a due passi dal Colosseo, proprietà di due messinesi residenti in via Fossata, le sorelle Papa, sembra invaghirsi della bella messinese, al punto da mettergli alle calcagna non solo una investigatrice privata, ma anche un agente di polizia. E’ geloso anche del rapporto che Chiara Rizzo mostra di avere con l’imprenditore Bellavista Caltagirone, impegnato a Imperia nella costruzione in projet financing del porto della città, una società mista con il Comune a capo della quale figura il commercialista messinese, Parisi. In una telefonata intecettata Bellavista Caltagirone Viene definito "l'Orco".

Anni di indagini svelano le trame e portano agli arresti di Chiara Rizzo. La sentenza dell'altro ieri del Tribunale di Reggio Calabria, a distanza di anni dai fatti, ridimensiona le richieste del Pm a carico di Chiara Rizzo, 11 anni, mentre il marito di Chiara Rizzo, dal quale in un primo momento pare si volesse separare, resta ancora latitante a Dubai, città nella quale non fa l’armatore, ma...il cameriere.     

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