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VIDEO | Dall'acquisto delle fedi ai divorzi, così la finta banda organizzava i matrimoni

L'organizzazione criminale transnazionale finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e smantellata oggi dalla Squadra mobile

Dall'acquisto delle fedi alle pratiche del divorzio da finti matrimoni precedenti. L'organizzazione criminale transnazionale finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e smantellata oggi dalla Squadra mobile di Messina, con il coordinamento della locale Direzione distrettuale antimafia, non lasciava nulla al caso. Il gruppo, capeggiato da un cittadino marocchino residente a Messina e di cui facevano parte due donne italiane alle quali era demandato anche il compito di individuare le finte spose, si occupava di curare ogni dettaglio delle nozze: far incontrare i futuri sposi, a volte gli stessi componenti del gruppo, seguire la trafila amministrativa per la cerimonia presso i vari consolati, reclutare i falsi testimoni e reperire gli alloggi per simulare la coabitazione in vista dei controlli successivi. 

Matrimoni fasulli per ottenere il permesso di soggiorno, cinque arresti

Venivano acquistate le fedi (1520 euro di valore), anticipate le spese per l'acconciatura e l'abito, seguite, se necessario, le pratiche per il divorzio da matrimoni (fittizi) precedenti per riacquistare lo stato libero e impartite le istruzioni sul comportamento da tenere in occasione dei controlli di polizia volti alla verifica della effettiva convivenza. Anche nell'ipotesi in cui la richiesta di soggiorno fosse stata rigettata, la banda si premurava di seguire tutta la procedura per il ricorso. Il mancato accoglimento dell'istanza poteva derivare, in alcune occasioni, dalla inattendibilità delle riposte fornite dallo sposo durante l'istruttoria. "Emblematico il caso in cui un uomo non solo non ricordava la data del matrimonio, ma sconosceva le più elementari abitudini di vita coniugale quotidiana", spiegano gli investigatori.

Fra i retroscena dell'operazione Stranamore anche che per ottenere il permesso di soggiorno si poteva arrivare a pagare anche più di 10mila euro, mentre il finto coniuge incassava tra i 2.500 e i 3.000 euro.  

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