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Cronaca

Figli contesi, la rabbia di un padre separato: "Quella panchina è inutile se le istituzioni ci abbandonano"

La reazione di un uomo all'iniziativa dell'Ordine degli Avvocati per una maggiore tutela dei bimbi che vivono una separazione. La battaglia sua legale fatta di denunce, disposizioni non rispettare e continui rinvii. "Non hanno senso i simboli, aiutatemi a riavere i miei figli"

Quella panchina davanti al tribunale, bianca come la purezza dei bimbi contesi, fa a pugni con il grigiore delle lotte giudiziarie che vedono coinvolti i genitori. Due facce della stessa medaglia dove un matrimonio che finisce dà il via una serie di accuse, denunce, processi e sentenze che a volte sembra infinita. E proprio osservando quella panchina, sistemata lo scorso 23 febbraio dall'Ordine degli Avvocati, Massimo, nome di fantasia per tutelare la privacy, reagisce con rabbia e disperazione.

La sua storia l'abbiamo raccontata l'anno scorso. Si tratta di un padre che non ha più un rapporto con i propri figli dopo essere stato accusato di maltrattamenti dalla sua ex compagna. Una vicenda iniziata nel 2017 e ancora lontana dal vedere la fine. "Il mio è un grido di dolore - spiega - che condivido con tanti altri padri in situazioni simili. Non ha senso inaugurare panchine o altre cose puramente simboliche se manca il sostegno a chi vive in prima persona un incubo giudiziario. Cerco sostegno e finora le mie lettere indirizzate anche ai ministri Cartabia e Orlando senza ricevere risposta e sono stato abbandonato anche dai servizi sociali del Comune. Il prezzo lo pagano i miei figli, ogni giorno in più che passa per loro è un disastro. Ho denunciato e querelato più volte la mia ex moglie, ma dopo anni nulla è cambiato e le udienze continuano ad essere rimandate. Del resto è tutto ben documentato e certificato se solo qualcuno facesse più attenzione nel leggere le carte. Chiedo solo aiuto per salvare i miei figli. Spero che non ci sia il solito 'flipper' di responsabilità che nessuno intende mai assumersi. Io 'gioco' sempre a carte scoperte. Io parlo da padre e non posso accettare quello che io e i miei figli stiamo vivendo. Di mezzo ci sono due bambini innocenti i miei bambini e abbiamo tutti il dovere di aiutarli e a farli crescere nella giusta condizione che purtroppo non è quella che vivono da dicembre 2017 periodo in cui è iniziato il mio ed il loro calvario. Anche i nonni paterni si sono dovuti rivolgere al tribunale dei Minorenni di Messina per essergli riconosciuto il diritto di fare i nonni. Il risultato è che non li vedono da più tre anni".

Per Massimo è come sbattere contro un muro di gomma. Da qui il disperato gesto fatto l'anno scorso. "Sono arrivato a chiedere l'affidamento temporaneo ad un'altra famiglia - spiega Massimo - so che andranno incontro ad ulteriori traumi ma è l'unico modo per liberarli dalle sofferenze psicologiche a cui sono soggetti pur non avendo alcuna colpa. Mi mancano i miei figli e penso che siano in pericolo al momento, voglio stare con loro e accompagnarli nella crescita. In poche parole voglio fare il padre e lasciarmi alle spalle un calvario a cui sono sottoposto senza un reale motivo".

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