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Martedì, 19 Marzo 2024
Cronaca Barcellona Pozzo di Gotto

Duro colpo alla “famiglia barcellonese”, sequestrato il patrimonio di Calderone

Il provvedimento del tribunale su richiesta della Dda è stato eseguito dai carabinieri. Otto immobili boccati e quattro conti per un valore di cinquecentomila euro

Maxi sequestro dei carabinieri del Ros e del comando provinciale di Messina a carico di Antonino Calderone, esponente della famiglia mafiosa di Barcellona Pozzo di Gotto, attualmente detenuto.

Il provvedimento è stato emesso dal tribunale di Messina, sezione misure di prevenzione, su richiesta della Dda e si inquadra nella complessiva manovra di contrasto alla criminalità di tipo mafioso che l’Arma sta conducendo sotto la direzione della Procura, guidata da Maurizio de Lucia, e che vede nell’aggressione ai patrimoni un momento fondamentale delle attività, sia in fase preventiva che repressiva.

Nel dettaglio, il sequestro riguarda due immobili ad uso commerciale; 6 immobili costituenti un’unica struttura utilizzata per l’allevamento; 1 impresa dedita all’allevamento di animali ed alla commercializzazione di carni; 4 rapporti di credito, per un valore complessivo di oltre 500.000 euro.

Antonino Calderone è emerso, grazie alle numerose attività investigative dei Ros sull’articolazione mafiosa di Barcellona Pozzo di Gotto, quale figura di spicco della consorteria criminale nonché tra i soggetti più vicini a Carmelo DìAmico.

L’appartenenza di Calderone al sodalizio mafioso barcellonese è stata sancita, in primo luogo, all’esito del processo scaturito dall’operazione cosiddetta Pozzo 1, con sentenza divenuta irrevocabile nel 2015, cui ha fatto seguito la sentenza scaturita dall’operazione cd. Gotha 5 (anch’essa definitiva) che ne ha confermato  l'appartenenza al gruppo criminale fino al 2013. Da ultimo, nel 2016 Calderone è stato raggiunto dall’ordinanza di custodia cautelare cd. Gotha 6, nella quale è gravemente indiziato, sulla base delle convergenti dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, della partecipazione ad undici omicidi. Il relativo processo è pendente, in primo grado, dinanzi alla Corte d’Assise di Messina. 

Tra i beni sequestrati, anche un casolare che nel corso dell’indagine “Pozzo” era stata oggetto di intercettazione poiché frequentato, oltre che dallo stesso Calderone, da altri appartenenti al medesimo sodalizio.

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