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Cronaca

Inchiesta Gianos, la Banca di credito popolare patteggia la pena: 300 mila euro la sanzione pecuniaria

Bcp esce dunque dall'indagine come persona giuridica. Un passo avanti dopo il cambio di managment e la fine del commissariamento

Nuovo managment e nuovo percorso per la Banca di credito peloritano che "archiviato" le pendenze giudiziarie legate all’inchiesta “Gianos” che nel novembre del 2020 portò ha coinvolto profesionisti, i vertici dell'istituto di credito e la stessa banca.

Bcp esce infatti dall'inchiesta come persona giuridica grazie al patteggiamento accolto dalla Procura nella misura di 300mila euro. Patteggiamento che giunge a valle di un rinnovamento del management dell’Istituto di Credito e al termine del periodo di amministrazione straordinaria disposta dall’assessore dell’Economia della Regione Siciliana su proposta della Banca d’Italia, così restituendo alla collettività messinese un importante riferimento creditizio.

L'indagine scattata nel novembre del 2020

Nel mese di novembre 2020, su delega della Procura Messina, scattarono numerose perquisizioni finalizzate ad acquisire fonti di prova in ordine a diverse ipotesi di reato di natura economicofinanziaria, coinvolgenti, tra gli altri, anche la BCP.

In tale contesto, in data 6 aprile 2022, il Giudice dell’Udienza Preliminare del Tribunale di Messina, su richiesta dell’Istituto di Credito e su conforme avviso della Procura, proprio sulla base del realizzato percorso di ripristino dei presidi antiriciclaggio, ha emesso sentenza di patteggiamento nei confronti della Banca imputata per responsabilità amministrativa dell’Ente, in relazione ai reati di riciclaggio ed impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, per mezzo della sistematica omissione di modelli organizzativi, di validi controlli antiriciclaggio ed adeguata verifica della clientela, applicando la sanzione pecuniaria di 300.000,00 euro, ai sensi dell’art. 444 del c.p.p. (“Applicazione della pena su richiesta” – cd. patteggiamento).

In particolare, l’oggetto delle investigazioni disposte dalla Procura di Messina e sviluppate dagli specialisti del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza consisteva nell’assenza di adeguati presidi antiriciclaggio e connessi adempimenti, con particolare riferimento all’anomala operatività bancaria di taluni clienti caratterizzati da elementi di opacità sotto il profilo soggettivo. Nello specifico, secondo ipotesi d’accusa, determinate operazioni finanziarie, da ritenersi sospette, non sarebbero state segnalate alla Banca d’Italia: bonifici, giroconti e prelevamenti passati inosservati, senza che le Autorità di vigilanza venissero adeguatamente informate.

All’esito delle indagini e di questa sentenza, quindi, riportato il modello organizzativo ai canoni legislativi previsti, l’Istituto di Credito ha “patteggiato” la pena pecuniaria prevista per la responsabilità dell’Ente, attesa la passata circostanza come il Consiglio di Amministrazione e la direzione Generale pro-tempore della Banca non avessero garantito un adeguato assetto organizzativo, in termini di predisposizione di un efficiente sistema di monitoraggio dell’operatività posta in essere dai clienti a maggior rischio.

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