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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Aggressione a calci, pugni e bastonate in carcere: slitta processo per 11 imputati

Fra questi anche il messinese Giovanni Crescenti. Le difficoltà nell'attivare il collegamento da remoto con alcuni penitenziari e la cancellazione dall'Ordine dell'avvocato Angela Porcello, indicata come difensore di uno degli imputati, costringe all'ennesimo rinvio

In due facevano il palo, altri tenevano e poi tutti a colpire con calci, pugni e bastone: una vera e propria spedizione punitiva in piena regola, per un contrasto fra detenuti, sfocia in un brutale pestaggio 11 contro 1. All'interno del gruppo anche il messinese Giovanni Crescenti. 

Non si sblocca, tuttavia, il processo a carico di undici detenuti, molti dei quali particolarmente noti per le vicende giudiziarie nelle quali sono rimasti coinvolti negli ultimi anni, come si apprende da Agrigentonotizie.it. 

La prima udienza "utile", davanti al giudice Giuseppe Sciarrotta, è stata rinviata per via delle difficoltà nell'attivare il collegamento con alcune carceri dove sono detenuti gli imputati e per la cancellazione dall'albo dell'avvocato Angela Porcello (arrestata il 2 febbraio nell'operazione antimafia Xydi) che risulta ancora come difensore di uno degli imputati e va sostituita.

Sotto accusa: Diego Pelonero, 47 anni, di Licata; Gianluca Scaccia, 37 anni, di Canicattì; Valerio Renna, 29 anni, di Misterbianco; Fabio Pastore, 43 anni, di Catania; Giuseppe Meli, 48 anni, di Camastra; Giancarlo Egitto, 52 anni, di Catania; Vincenzo Furia, 57 anni, di Canicattì; Francesco Costa, 36 anni, di Ragusa; Giovanni Crescenti, 47 anni, di Messina; Claudio Musso, 53 anni, di Noto e Calogero Antona, 50 anni, di Licata. 

Le imputazioni contestate sono di lesioni aggravate, minacce e danneggiamento. Pelonero, Scaccia, Renna, Pastore, Meli, Egitto, Furia, Costa, Crescenti e Musso, in particolare, sono accusati di lesioni aggravate. L’aggressione sarebbe avvenuta il 17 ottobre del 2017 all’interno del carcere di contrada Petrusa ad Agrigento dove tutti erano detenuti per vari reati.

Un gruppetto si sarebbe riunito in una camera detentiva per mettere a segno un vero e proprio agguato ai danni di un recluso. I motivi del contrasto non sarebbero stati del tutto messi a fuoco. Costa, con una scusa, lo avrebbe accompagnato in quella sorta di “vicolo cieco” del carcere dove nessuno avrebbe potuto vederli.

A quel punto, secondo la ricostruzione dell’episodio, Musso avrebbe cercato di tenere chiuso il blindo per non fare fuggire la vittima predestinata e altri due del gruppo – Meli e Pelonero – avrebbero fatto da “palo” assicurandosi che nessuno delle guardie carcerarie o altri detenuti in grado di testimoniare potessero arrivare.

Il primo a colpire, usando un bastone, sarebbe stato Scaccia, pastore che si trovava là perché accusato di avere sparato, pochi mesi prima, all’ex marito della sua nuova compagna per timore che lo stesso potesse tornare a intrattenere una relazione con lei. 

Gli altri, dopo che Scaccia lo avrebbe “abbattuto” con un bastone, rendendo difficile la sua difesa, avrebbero continuato a percuoterlo con calci e pugni in tutto il corpo e, in particolare, sul torace. La Procura contesta anche l’aggravante del fatto che “le circostanze di tempo e di luogo” avrebbero ostacolato la difesa. 

Il processo a carico dei dieci imputati (difesi, fra gli altri, dagli avvocati Angelo Benvenuto, Santo Lucia, Samantha Borsellino e Stefania La Rocca), dopo oltre due anni di "false partenze", è stato aggiornato al 9 novembre. 

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