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Cronaca

Da tutta la Sicilia un coro unico: "No ponte"

Striscioni contro la costruzione dell'opera sono apparsi in varie città dell'isola. Il 26 luglio a Messina la mobilitazione generale. "Prima infrastrutture e emergenze sociali"

"I soldi del ponte per infrastrutture e emergenze sociali". Riportano questa frase i tanti striscioni apparsi oggi in varie città siciliane nell'ambito di un'iniziativa simbolica realizzata da tutte le realtà locali aderenti alla Rete regionale "No Ponte".  Un secco no ribadito a chi vuole invece costruire l'opera che da sempre infiamma la politica siciliana. Gli striscioni sono stati collocati in luoghi simbolo: dalle stazioni di Catania e Palermo passando per il viadotto Himera crollato nel 2015 e la discarica di Lentini.

A Messina, invece, si è voluto porre l'attenzione sul tema delle emergenze sociali, come quello della casa,  con l'esposizione di uno striscione presso l' occupazione abitativa "Ex Foscolo". Un antipasto di quello che avverrà  il 26 luglio quando è attesa una manifestazione degli appartenenti alla Rete impegnati in una camminata che inizierà da Torre Faro. 

"I lavori per la realizzazione non sono nemmeno iniziati - spiega Domiziana Giorgianni -  e già  sono stati spesi 312 milioni di euro, certificati nei bilanci della società Stretto di Messina s.p.a.. Soldi che potevano esser investiti piuttosto che sprecati. Soldi che potevano essere, per l'appunto, utilizzati per migliorare la qualità della vita nei territori direttamente interessati dall'opera ma in generale nei territori dell'isola intera che è, dati alla mano, sempre più devastata e abbandonata.  Uno scenario preoccupante è, infatti, quello che emerge dall'analisi del territorio siciliano in termini di servizi e infrastrutture al netto del quale risulta necessario affermare che ciò di cui la Sicilia ha bisogno è la messa in sicurezza dei territori e nuove infrastrutture. "Il 26 luglio la Sicilia che alza la testa - prosegue -   scenderà nuovamente in piazza per dire no al ponte, allo spreco di risorse economiche e alla devastazione ambientale. Scenderà in piazza per affermare il diritto all'autodeterminazione e la necessità di un nuovo modello di sviluppo che veda al centro gli abitanti e le loro reali necessità".

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