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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Bancarotta e autoriciclaggio, chiesti dieci anni di carcere per Lino Siclari

La richiesta nell’ambito del processo che si svolge a Barcellona e che vede imputato l'architetto messinese per il crac della società quotata in borsa e l'investimento sui Colli San Rizzo

Dieci anni di reclusione per Pasquale “Lino” Siclari . E’ la richiesta del pm Veronica De Toni per l’ex patron della “Aicon Spa”, la holding di Giammoro che era riuscita a sbarcare in Piazza Affari con la produzione di imbarcazioni di lusso.

La richiesta nell’ambito del processo che si svolge a Barcellona e che vede imputato l'architetto messinese prima per bancarotta e poi per autoriciclaggio scaturito dall’operazione “Follow the money” (segui i soldi) scattata nel 2016 con l’arresto di Siclari e due suoi collaboratori su richiesta del procuratore di Barcellona Emanuele Crescenti e del sostituto Rita Barbieri. 

L’udienza è stata rinviata al 21 dicembre per la parola al difensore Alberto Gullino. Ieri è toccato invece al legale Gaetano Barresi confutare la tesi dell’accusa.

E' l'ultimo capito di un pezzo di storia dell'imprenditoria messinese cominciata nel 2002 con un esordio brillante: Aicon si aggiudica il World Yachts Trophy come migliore imbarcazione del proprio segmento per il “56 Fly”. Sarà un crescendo che porta l’azienda di Giammoro a vendite sempre più consistenti: dalle 12 imbarcazioni del 2002 alle 40 del 2006. Nel 2007 Aicon SpA esordisce a Piazza Affari: è l’unica società siciliana presente nel listino azionario. 

Un sogno che dura poco. Appena quattro anni dopo si parla già di fallimento. Aicon SpA venne ammessa al concordato preventivo, 400 lavoratori finirono in cassa integrazione e i debiti complessivi del gruppo erano quantificati in 100 milioni di euro.

Si accendono così i riflettori della magistratura e parte un’inchiesta per la quale Siclari sarà chiamato a rispondere di bancarotta fraudolenta e numerose violazioni fiscali. Si parla di una distrazione di denaro quantificabile in 124 milioni di euro. 

Più meno il fatturato dell’azienda al momento della quotazione nel mercato azionario: soldi che sarebbero stati piazzati su un conto corrente svizzero, intestato a una controllata del Lussemburgo, mentre il Tribunale ha dichiarato fallita la Aicon Yachts con debiti per 96 milioni e la Aicon SpA per 50 milioni. 

Siclari deve rispondere anche di autoriciclaggio per un investimento nel cuore dei Peloritani effettuato qualche anno dopo. Secondo l’accusa avrebbe di fatto reinvestito i fondi dell’azienda fallita  in una nuova iniziativa imprenditoriale basata su una proprietà, la villa della famiglia Rodriquez, sui Colli Sanrizzo, che con opportuni ritocchi avrebbe dovuto ospitare una beauty-farm tra le più grandi della Sicilia garantendo a Siclari di mutare in maniera radicale i propri orizzonti di businessman.  Per realizzare il nuovo “sogno” venne richiesta una concessione alla Forestale per ulteriori 150 ettari nei quali fare nascere il centro-benessere, collegato a strutture ricettive per 200-300 posti, dove praticare anche turismo equestre e bici-cross.

Tutte operazioni, che secondo gli inquirenti, avrebbero avuto luogo anch’esse attraverso la sottrazione di denaro alle società fallite. 

Il nome Aicon è recentemente risorto con una nuova proprietà americana che nulla ha a che vedere con la vecchia gestione.

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