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Cronaca Barcellona Pozzo di Gotto

Processo Dinastia, in appello più di due secoli di condanne

Il plauso alla magistratura dal deputato messinese D'Uva, nel 2020 l'operazione di carabinieri e direzione distrettuale antimafia sulle nuove leve del clan dei barcellonesi

"Oltre due secoli di condanne sono state disposte dai giudici di appello contro gli imputati legati al clan dei Barcellonesi. Si conclude così il processo d’appello relativo alla maxi operazione condotta a febbraio 2020 dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina, guidata dal procuratore Maurizio De Lucia, che aveva portato a 59 arresti negli ambienti del clan dei 'Barcellonesi - commenta il deputato Francesco D'Uva - con queste condanne, la magistratura ha inflitto un altro duro colpo alla criminalità nel nostro territorio, colpendo in particolare la rete di traffico e distribuzione di stupefacenti nell'area tirrenica della provincia di Messina e nelle isole Eolie, volta a fornire anche altri gruppi criminali satelliti, attivi nello spaccio minore. Rivolgo il mio plauso alle autorità coinvolte che, con il loro lavoro, hanno assicurato questo grande risultato. Lo Stato c’è". 

Oggi il processo di secondo grado dell'operazione "Dinastia" che ha riguardato il giudizio in abbreviato, la corte d'appello nei fatti ha confermato le sentenze di un anno fa seppur con diverse riduzioni di pena per 35 imputati. Nel luglio 2021 il giudizio di primo grado sempre con il rito abbreviato per molti imputati in cui furono comminate decine e decine di condanne. 

Processo Dinastia, pioggia di condanne in primo grado

L'operazione del febbraio 2020 condotta da carabinieri e direzione distrettuale antimafia aveva inferto un duro colpo al clan dei barcellonesi responsabili a vario titolo, dei delitti di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione, detenzione e porto illegale di armi, violenza e minaccia, con l’aggravante del metodo mafioso. Le indagini avevano portato all’arresto di affiliati e gregari della consorteria mafiosa barcellonese che negli ultimi anni - secondo l'accusa - avevano investito nel traffico delle sostanze stupefacenti per integrare i proventi illeciti derivanti dalle estorsioni. Le nuove leve del clan, tra cui alcuni dei figli dei principali capi mafia barcellonesi, oramai da lungo tempo detenuti, erano a capo di una struttura criminale che operava con metodo mafioso, nel traffico e nella distribuzione di ingenti quantitativi di cocaina, hashish e marijuana, nell’area tirrenica della provincia di Messina e nelle isole Eolie, anche rifornendo ulteriori gruppi criminali satelliti, attivi nello spaccio ai minori livelli. L'operazione aveva fatto luce anche su numerose estorsioni attuate da anni da esponenti della famiglia mafiosa in danno di esercenti e imprese del territorio barcellonese.

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