Femminicidio Lorena Quaranta, l'infermiere Antonio De Pace condannato all'ergastolo
La decisione della Corte d'Assise per il giovane che uccise la fidanzata nella loro casa di Furci a marzo del 2020. Non è stata riconosciuta la premeditazione
Antonio De Pace, l’uomo che la notte del 31 marzo 2020 ha ucciso la fidanzata Lorena Quaranta nella loro casa di Furci Siculo, è stato condannato.
Il 29enne calabrese dovrà scontare l’ergastolo, pena che era stata richiesta dall’accusa, il pm Roberto Conte, al termine della requisitoria. Esclusa la premeditazione.
Lo hanno deciso i giudici della Corte d'Assisse dopo sei ore in camera di consiglio.
La notizia, attesa da due anni e mezzo, è stata accolta come una liberazione dalla famiglia della vittima, che si è battuta insieme al suo legale per ottenere giustizia per Lorena. Quando è stata chiesta la perizia psichiatrica, in tanti, amici e parenti, hanno temuto che quel ragazzo - all'epoca dei fatti vittima di una "importante condizione ansiosa" legata alla preoccupazione di rimanere contagiato dal Covid - potesse trovare una scappatoia alla giustizia.
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Ma l’infermiere Antonio De Pace era "imputabile", era capace di intendere e di volere, anche quando ha prima picchiato e poi messo le mani al collo della sua donna per strangolarla. Per un banale litigio, avvenuto la sera prima e terminato poi in tragedia nell’appartamento di Furci. De Pace aveva poi tentato il suicidio, si era procurato dei tagli prima di chiamare i carabinieri e trincerarsi in un lungo silenzio, senza riuscire mai a spiegare le ragioni del gesto. “Forse perchè si cerca un movente che non c’è – aveva spiegato a MessinaToday lo psicoterapeuta Domenico Barrilà – l’unico è il vuoto di un maschile che non evolve, anzi più passa il tempo e più si ritrova nudo davanti alla voragine della sua progressiva regressione, un baratro accentuato, per contrasto, dalla vertiginosa ascesa del femminile, che non accenna a fermarsi e travolge ogni resistenza. Sarebbe ingenuo radicalizzare il giudizio, ma le evidenze non sono consolanti per i maschi, né per chi li educa”.
Evidenze che sono anche nei numeri. Dal primo gennaio al 19 giugno di quest'anno sono state 56 vittime donne secondo i dati del Viminale, una ogni tre giorni.
La giovane di Favara quell'anno, si sarebbe dovuta laureare con una tesi in Pediatria. Ad ottobre del 2020 l’Università di Messina la proclamerà dottoressa in Medicina e Chirurgia, con la votazione di 110 e lode.
Ad assistere la famiglia Quaranta, che ha chiesto due milioni di risarcimento, l'avvocato Giuseppe Barba. Alla famiglia è stata riconosciuta una provvisionale di circa 200mila euro. De Pace è difeso dai legali Bruno Ganino e Salvatore Silvestro.