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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Dose letale di metadone all'amico, interrogatorio di garanzia per il 48enne finito in comunità

L'uomo nega di aver consegnato la dose alla vittima. L'avvocato Cacia: “Dall'esame autoptico emerge l'assunzione di sostanze superiori a quelle nella disponibilità del mio assistito”

Si è svolto nella giornata di ieri, davanti al Gip Monica Marino, l’interrogatorio di garanzia del 48enne Massimo Grimaldi, indagato per la morte di Stefano Garufi, deceduto lo scorso 2 novembre del 2019 ed attualmente sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari presso la Comunità Sentiero Speranza di Biancavilla a Catania.

Grimaldi, arrestato il 4 settembre, ha collaborato rispondendo ampiamente alle contestazioni, permettendo di chiarire taluni aspetti della vicenda. In particolare, è emerso che lo stesso Grimaldi non era lucido quando è avvenuto la tragedia e non ricorda di aver ceduto alcuna dose. Ma l'aspetto maggiormente messo in evidenza è che la quantità di metadone rinvenuto nel corpo di Garufi era decisamente maggiore di quella che settimanalmente veniva consegnata dal Sert al Grimaldi. Dose a cui attingeva anche lo stesso Grimaldi. Un elemento che insieme ai risultati dell'esame istologico potrebbe mettere in evidenza come non sia stata letale solo il metadone eventualmente fornito da Grimaldi ma anche altre sostanze assunte per proprio conto.

Lo stesso esame, infatti, mette in evidenza che Garufi aveva assunto metadone anche nelle trentasei ore precedenti. “Sul tragico evento, pertanto, potrebbero avere influito fattori estranei alla condotte ascritta al mio assistito.  Secondo quanto è emerso dall’esame autoptico il povero signor Garufi - osserva l’avvocato Cacia, difensore dell’indagato - aveva assunto metadone in orario antecedente all’incontro con il Grimaldi. A ciò si aggiunga  che il metadone rinvenuto all’esito dell’esame istologico sarebbe superiore a quello nella disponibilità dell’indagato”.

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