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Cronaca

Omicidio Musarra, centri antiviolenza esclusi dal risarcimento: “Non è stato riconosicuto il nostro impegno”

Cedav, Al tuo fianco onlus e altre associazioni hanno mostrato perplessità sul rigetto della domanda risarcitoria. “Non è l’entità che ci interessa, ma l’aspetto simbolico”

Nessun risarcimento per le associazioni che si sono costituite parte civile al processo per l’omicidio di Alessandra Musarra, assassinata nel marzo 2009 nella sua casa di Santa Lucia Sopra Contesse.

Ieri la sentenza della corte di Assise presieduta dal giudice Micali che condanna all’ergastolo l’ex fidanzato Cristian Ioppolo destinata ad essere appellata non solo dal legale dell’impuntato ma anche dalle associazioni (per le statuizioni civili) che a difesa delle donne si sono costituiti parte civile affiancando le persone offese direttamente dal reato, ovvero i parenti.

Ieri, dopo la sentenza Cedav, Al tuo fianco onlus e altri centri antiviolenza hanno mostrato la loro perplessità sul rigetto della domanda risarcitoria.

“Trattasi di un orientamento restrittivo – spiega l’avvocato Carmen Curro, presidente emerito del Cedav – perchè l’articolo 212 disposizione attuative del codice di procedura penale prevede la regola della partecipazione al processo, anche degli enti collettivi. Questi ultimi, infatti, si richiamano ad un cosiddetto turbamento del gruppo, ovvero violazione di diritti fondamentali, nel caso specifico che attengono l’integrità delle donne attraverso la violenza. Nel momento stesso in cui è stata ammessa la costituzione di parte civile va da se che coerentemente si preveda un risarcimento anche se simbolico. L’interesse offeso attiene infatti ad una violazione di diritti umani, come la convenzione di Instabul ormai ha ribadito, riconosciuti in tutto il mondo. Ammettere e non risarcire è una contraddizione, e dunque una arretratezza della comprensione del fenomeno della violenza contro le donne, come un crimine contro l’umanità”.

“Stiamo preparando un documento di tutti i centri che si sono costituiti– spiega l’avvocato Cettina La Torre dell’associazione Al tuo fianco onlus - per mettere in evidenza quanto accaduto. E’ la prima volta che un centro viene ammesso ma non viene riconosciuto nessun risarcimento. Non è l’entità del risarcimento che ci interessa, ma l’aspetto simbolico in sé, per riconoscere l’impegno dei centri contro la violenza sulle donne”.

Una udienza quella di ieri che ha toccato profondamente i presenti, soprattutto la mamma che è dovuta uscire dall’aula dopo le dichiarazioni spontanee rese da Ioppolo che ha provato a spiegare ai giudici la sua innocenza  invocando “una sentenza giusta”. Il 28enne condannato all’ergastolo ha inteso manifestato il suo dolore “perchè da due anni non posso più abbracciare Alessandra”.

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