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Con lo scoppio della pandemia uno dei settori più colpiti è stato quello del turismo. A pagare un caro prezzo per le restrizioni le società di trasporto, che vogliono protestare a Roma il 14 gennaio. Cucinotta: "Per lo stato non esitiamo"

Spostamenti vietati e trasporti fermi. A pagare le spese della pandemia anche le aziende di trasporti che, salvo il periodo estivo in cui qualche crociera ha consentito di svolgere il servizio di collegamento turistico, sono state senza lavorare e senza ricevere finanziamenti adeguati per i costi che comporta manutenzione, assicurazione e rinnovo dei certificati.

"Una situazione drammatica, non lavoriamo dal 23 febbraio", racconta Michele Cucinotta, titolare della ditta omonima messinese. "Anche la chiusura delle scuole superiori ci ha danneggiati perché le gite sono sospese e anche tutti gli spostamenti così abbiamo decine di mezzi fermi e tante spese da sostenere", racconta. Le Assicurazioni comportano una spesa di circa 3000 euro a bus. I dipendenti in cassa integrazione non hanno ricevuto le mensilità o le hanno avute in ritardo. Gli uffici sono chiusi. "Si aggiunga anche il canone di leasing che è un'altra cifra sostanziosa e i costi di manutenzione per autobus completamente fermi che non camminano da quasi un anno ma che presentano anche guasti. E chi ci rimborsa queste spese a vuoto?", spiega ancora Cucinotta.

Intanto sta partendo da Messina una protesta che vuole coinvolgere i rappresentanti della categoria di tutta Italia, salvo ulteriori restrizioni. L'appuntamento è per il 14 gennaio a Roma. "Per lo Stato non esistiamo, ci avevano promesso un bonus da 1650 euro e non è arrivato a tutti - dice ancora Cucinotta  - E come se non bastasse dobbiamo anche rinnovare la licenza e fare il certificato "marchio qualità" e senza un documento non abbiamo l'alto perché sono requisiti collegati fra loro". Costi che le aziende affrontano senza alcuna entrata.  "La nostra attività è ridotta a fantasma. Siamo stati troppo a lungo in silenzio mentre venivano aiutate tutte le categorie tranne la nostra ma è arrivato il momento di farci sentire. Siamo al palo da febbraio e non abbiamo ancora avuto niente", conclude. 

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