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Cronaca Milazzo

Raffineria di Milazzo, i sindacalisti: “Attuate tutte le procedure previste dal protocollo nazionale”

Le organizzazioni dei lavoratori chimici rassicurano dopo il caso di un operaio dell'indotto positivo al Coronavirus. “Definito con la direzione aziendale della RAM un codice di comportamenti rivolto, con priorità assoluta, a tutelare la salute di tutto il personale e della comunità”

Una drastica riduzione del personale presente in fabbrica, applicando la formula lavorativa dello smart working (lavoro agile da casa) e l’utilizzo delle ferie residue, accurata pulizia e sanificazione costante degli ambienti e dispositivi di protezione indiividuale per tutti i lavoratori.

Sono le misure già messe in atto alla Raffineria industriale di Milazzo dove è crescita la preoccupazione di contagio dopo il caso un operaio dell’indotto risultato positivo al coronavirus. Lo assicurano le organizzazioni sindacali dei lavoratori chimici Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec-Uil.

“In questi giorni di comprensibile preoccupazione e ansia – si legge in una nota -  in cui si sovrappongono e si incrociano affermazioni che creano inopportuna confusione, è necessario che ognuno faccia la propria parte e svolga tassativamente i compiti che la normativa ed il recente “protocollo di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19” impone, ovvero la verifica della sicurezza dei lavoratori impegnati nelle attività e le tutela del reddito per coloro che non possono lavorare.  Nell’area industriale di Milazzo, in questo quadro normativo, le organizzazioni dei lavoratori chimici hanno definito con la direzione aziendale della RAM –  e come prevede la norma azienda per azienda, in linea con i recenti DPCM e con quanto governo e parti sociali hanno sottoscritto nella notte del 14 marzo nel “protocollo” – un codice di comportamenti rivolto, con priorità assoluta, a tutelare la salute del personale diretto e dell’indotto, e quindi della comunità”.

Secondo i segretari Giuseppe Foti, Stefano Trimboli e Carlo Caruso, le azioni che sono state messe in atto – frutto di un protocollo aziendale emanato dal Comitato Aziendale per l'Emergenza da COVID-19, di cui fanno parte azienda e sindacato – comportano notevoli sacrifici per le maestranze e le stesse aziende – committenza e indotto – ma con l’obiettivo comune di ridurre al minimo il rischio di contagio tra i lavoratori.

“Si è decisa una drastica riduzione del personale presente in fabbrica, applicando la formula lavorativa dello smart working (lavoro agile da casa) e l’utilizzo delle ferie residue, ricorrendo comunque alla disponibilità dei lavoratori per essere presenti in fabbrica in caso di necessità, a garanzia della totale sicurezza degli impianti in continuità produttiva. La stessa azienda – rassicurano - si è impegnata a procedere giornalmente ad un’accurata pulizia e sanificazione costante degli ambienti e degli strumenti di lavoro, provvedendo a dotare i lavoratori di tutti gli indispensabili dispositivi di protezione individuale. Ciò a tutela delle tante persone (e dei loro cari) che, comunque, non potranno esimersi dal presentarsi al lavoro e portare avanti, con sacrifici e turni massacranti, la produzione della Raffineria che – è bene ricordarlo – in questo momento più che mai riveste un valore di servizio essenziale per l’approvvigionamento energetico dell’intero Paese. Resta fermo il fatto che se le misure previste dovessero (speriamo di no) rivelarsi insufficienti le stesse saranno riviste in ragione di possibili evoluzioni del contesto esterno, sempre con l’obiettivo superiore di tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori e quindi delle loro famiglie, anche se ciò significherà doversi confrontare sugli assetti produttivi della raffineria. Era necessario, dunque, fugare i tanti dubbi che erano sorti attorno all’area industriale – conclude la nota dei sindacalisti -  sia per evitare irrazionali angosce, sia per evitare l’innesco di sterili polemiche e inutili prese di posizione di cui, in questo particolarissimo momento, ne vorremo fare volentieri a meno. Questo – crediamo – sia il momento di restare tutti per venire fuori presto, tutti insieme, da un’emergenza che non ha confini geografici, politici, morali e, meno che mai, ideologici”.

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