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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

"Montemare c'è e diventerà Comune", il Comitato promotore spiega le ragioni dell'ennesimo ricorso al Tar

Chiesto di non accorpare il quesito alle amministrative. Sotto la lente anche il rischio di "politicizzazione". Ma chi si schiera per il no insiste: "Votare è il momento più alto di confronto democratico"

Montemare c'è...e soprattutto sarà...Comune Montemare! Reagisce così il Comitato promotore della secessione dal Comune di Messina di alcuni villaggi che con una nota ha spiegato le ragioni dell'ennesimo ricorso al Tar contro l'election day.

"La data del 12 giugno stabilita per il voto referendario sulla nascita del Comune Montemare rappresenta di fatto un’inaccettabile forzatura politico-elettorale nei confronti dei cittadini del nostro territorio - è l'analisi - Se il Referendum Montemare si terrà insieme alle elezioni amministrative ed ai referendum abrogativi nazionali, non potrà portare in concreto alcun cambiamento per il nostro futuro. Verrà meno infatti il motivo e lo spirito dell’introduzione del meccanismo del doppio quorum nella consultazione, che dovrebbe servire a valutare l’interesse vero da parte dei cittadini dei due ambiti nei confronti dell’iniziativa. I due quorum del cinquanta per cento più uno degli aventi diritto saranno infatti raggiunti e superati automaticamente in entrambi gli ambiti chiamati in causa, senza che ci sia la vera intenzione di recarsi alle urne per esprimersi consapevolmente e motivatamente sulla questione. La motivazione per presentarsi ai seggi sarà legata infatti, principalmente, alla scelta dei rappresentanti per il comune e per i quartieri in gara per la corsa alle amministrative e non al voto del Referendum su Montemare. Il senso stesso della scelta referendaria verrà denaturato e svuotato del suo vero contenuto istituzionale, falsando, in particolare nell’ambito della rimanente parte della città non direttamente interessata allo scorporo, il risultato relativo al numero degli elettori presenti per tale finalità ai seggi".

Il Comitato promotore rietene anche deleteria "l' indebita politicizzazione del tema per meri fini di propaganda elettorale, evidente e sotto gli occhi di tutti, che nulla ha a che fare con la libera e consapevole scelta che i cittadini dovrebbero poter esprimere, senza alcun condizionamento politico da parte di chi certamente ha un diretto interesse affinché l’operazione referendaria fallisca".

Ad anticipare l'ennesimo ricorso al Tar, che sulla vicenda si esprimerà il 25 maggio, il comitato per i No che si è detto "allibito" da questo ennesimo ricorso per spostare la data del voto referendario a dopo il 12 giugno. 

"Siamo sorpresi sì, non solo perché sono rari i ricorsi avverso le convocazioni elettorali (momento più alto di espressione democratica), ma perché per l’ennesima volta il Comitato promotore torna a ribadire l’assurdo: non è Democrazia quella in cui tutti i cittadini vanno a votare. L’election day consente, invece, a tutti i cittadini di potersi esprimere su una moltitudine di argomenti con un unica visita al seggio elettorale, consentendo ed incentivando la partecipazione attiva alla vita Democratica. Sarebbe più corretto e Democratico -per il Comitato promotore- il meccanismo del doppio quorum in cui l’1,5% della popolazione potrebbe decidere per il distacco di 1/3 di Messina? Sarebbe più Democratica la difficoltà di portare al voto più di 110.000 persone (quorum a Messina città), rispetto al portarne 3.500? (quorum nei territori compresi nella secessione). Ma d’altronde il Comitato promotore è lo stesso che, nel 2012, aveva addirittura chiesto che i residenti a Messina non votassero".

Secondo il Comitato per il No, ad ulteriore testimonianza della malafede di questo ricorso, ci sarebbe il fatto che "il Comitato promotore scrive che sarebbero anche ben disposti ad accettare un accorpamento con le elezioni Regionali" e emette in evidenza i toni esasperati degli utlimi mesi così come il fatto che il Comitato promotore abbia sembre rifiutato il confronto pubblico.

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