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Cronaca

"Niente scuole e malavita più inclusiva dello Stato", le testimonianze choc sul disagio dei minori a Messina

Dal Garante per l'infanzia ai dirigenti scolastici passando dai parroci dei quartieri a rischio. Nella relazione della commissione regionale antimafia la gestione in chiaro scuro dei servizi sociali

“Un quartiere di 40 mila abitanti in cui non c’è una scuola superiore è un tema che è stato affrontato dall’amministrazione?”.

Il quartiere è quello di Fondo Fucile e a porre la domanda all’ormai ex assessore Francesco Gallo è Claudio Fava, presidente della commissione Antimafia che mercoledì ha presentato i dati conclusivi dell'inchiesta sul fenomeno della dispersione scolastica e sul reclutamento dei minori da parte della criminalità organizzata.

Il quadro che emerge è sconfortante e mostra come anche la periferia di Messina non sfugga al fenomeno di disgregazione sociale che la commissione ha acclarato durante le missioni nelle tre città metropolitane della Sicilia.

Undici punti di riferimento scuola e parrocchie

“Anche a Messina, infanzia e adolescenza non conoscono tutela, attenzione, rispetto - si legge nella relazione - Unici punti di riferimento sono la scuola e la parrocchia. Il resto è soltanto edilizia popolare, pensata e realizzata spesso senza criterio. Lo Stato è un Golem, evocato alla bisogna. La malavita, dal canto suo, fa da supplente: aperta 24 ore su 24. Ed è quest’ultima, alla fine, ad apparire paradossalmente più credibile se non anche più inclusiva”.

Almeno queste sono le considerazioni raccolte dalle persone sentite nel corso della seduta svoltasi lo 12 gennaio 2022 nei locali dell’istituto Catalfamo, nel cuore del quartiere Cep.

Un quadro di fortissimo disagio che riguarda anche altre zone periferiche della città: Bordonaro, Fondo Fucile, Giostra e Giampilieri, tutte oggetto di approfondimento.

I presidi e... l'abbandono

“Il primo dato che balza immediatamente agli occhi è la difficoltà da parte dei servizi sociali nel gestire le segnalazioni che arrivano dalla scuola ed in particolar modo quelle relative ad episodi di dispersione scolastica. Criticità che riguardano non solo l’organizzazione del lavoro e delle attività, ma anche e soprattutto la strutturale carenza di risorse umane”. Di questo e di altro, hanno parlato i presidi Angelo Cavallaro, della Catalfamo, e Grazia Patanè dell’istituto Albino Luciani e che hanno fatto emergere un totale senso di abbandono da parte dei servizi sociali.

“Non abbiamo un’assistente sociale di riferimento all’interno del Comune – da detto Cavallaro - Nel senso che le assistenti sociali sono diverse perché i casi non vengono stabiliti secondo le zone… Non c’è una figura assegnata ad hoc. Questo è un grosso problema perché ci dobbiamo confrontare con tanti assistenti sociali. Anche il fatto che loro siano sotto organico… per le nostre problematiche, l’assistente sociale non è presente, mentre mi capita molto spesso l’assistente sociale presente quando ad esempio c’è una questione di divorzio, di separazione tra genitori”.

Patanè scende anche nel dettaglio: “Gli assistenti sociali nel Comune di Messina sono soltanto sette e alcuni di loro hanno contratto annuale per cui da un anno all’altro ci troviamo anche a cambiare persone. Sono tutte persone che viaggiano perché vengono da fuori, chi da Siracusa chi da Catania, alcuni gestiscono le cose in maniera molto banale, con una semplice telefonata”.

Calafiore: "Abbiamo assunto anche educatori e psicologi"

Sul punto la commissione ha raccolto anche la replica dell’ex assessore ai Servizi sociali Alessandra Calafiore che ha confermato di aver trovato una situazione del servizio sociale al collasso ma di aver provveduto ad assumere 26 ulteriori figure, tra cui 19 assistenti sociali, 3 educatori e 3 psicologi e di aver proceduto con un nuovo finanziamento al rafforzamento del servizio sociale attraverso sette ulteriori figure.

Di fatto però ogni assistente sociale ha un carico di settanta fascicoli da seguire solo per il minorile, più l’attività routinaria…

“E’ chiaro che, come in tutti i comuni d’Italia, il Comune di Messina a causa della pandemia ha visto aumentare notevolmente il carico di lavoro del servizio sociale – è la risposta dell’ex assessore - Non è soltanto una situazione che riguarda il Comune di Messina che si trova ad avere un numero di assistenti sociali non sufficiente, a cui però stiamo cercando di porre rimedio con tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione e con tutti i finanziamenti che abbiamo a disposizione. Naturalmente noi ancora siamo una città in cui si attende una risposta della Corte dei conti, quindi siamo anche limitati nelle spese che possiamo fare”.

Ma l’altra emergenza, che fa il paio con quella della dispersione scolastica (il Garante dell’Infanzia Fabio Costantino ha ricordato che è un fenomeno che in alcuni quartieri di Messina tocca ormai il 17%.) è quella della carenza di istituti scolastici. Il dirigente scolastico Cavallaro non ha dubbi: “Ci vogliono più istituti superiori di secondo grado”.

Gallo: "Più istituti scolastici? Tema da affrontare sul piano urbanistico"

“È un tema che occorre affrontare, intanto, sul piano urbanistico – ha tagliato corto l’ex assessore Gallo davanti ai componenti della Commissione antimafia - Poi, è chiaro che dal reperimento delle aree ai passaggi successivi ci sono tutta una serie di livelli superiori da coinvolgere. Che io ricordi, un po’ a memoria, in quell’area insiste l’Istituto Minutoli che è un istituto superiore. Ma non è questo il punto. È un problema molto importante, che va affrontato sul piano della qualità della vita a prescindere dalle situazioni di emergenza”.

Ma che l’edilizia scolastica abbia ricadute immediate sul versante della povertà educativa è assodato così come i tempi biblici per porre rimedio a situazioni paradossali.

C'era una volta la scuola Castronovo...

Come quello raccontato dalla preside Grazia Patanè che ha raccontato del plesso di scuola secondaria di primo grado nel quartiere di Bordonaro, l’Ettore Castronovo, costruito con cemento depotenziato, chiuso per questa ragione ormai cinque anni fa.

“Con la chiusura della Castronovo abbiamo perso quasi tutta la scuola media: siamo arrivati a 9 classi mentre prima ne avevamo una ventina – ha raccontato Patanè - perché tutti quelli che stavano a Bordonaro hanno deciso di andare in altre scuole del centro creando anche problemi di capienza degli altri edifici… La scuola è chiusa da cinque anni, l’anno scorso di questi tempi è stata appaltata ad una ditta… la ditta dopo 6 mesi non si era ancora fatta vedere, allora passiamo alla seconda di Catania, ero in Comune per una cosa, passo dal funzionario, mi dice che il secondo aggiudicatario “non mi risponde al telefono”, dico “proviamo a richiamarlo col mio telefono che è un numero che non conosce”, non ha risposto, hanno mandato varie pec, a questo punto non so se dobbiamo passare al terzo, però abbiamo perso anche un anno”.

Ricapitolando: una scuola chiusa da anni perché costruita con cemento potenziato (situazione diffusa a quanto pare); l’appalto per i lavori fermo a causa della rinuncia della prima e della seconda ditta aggiudicataria; il disagio vissuto dalla popolazione scolastica del luogo. Così l’ex assessore Gallo ha risposto alle preoccupazioni manifestate alla Commissione: “All’insediamento di questa amministrazione, nessuno, o quasi nessuno, degli immobili destinati ad uso scolastico aveva la cosiddetta vulnerabilità sismica… Si sono progettati, e sono in fase esecutiva, interventi su 100 immobili… Per quanto riguarda la scuola Castronovo, è già andata in appalto la demolizione e ricostruzione della scuola. La gara d’appalto è in corso di svolgimento, siamo prossimi a iniziare i lavori…”.

Giostra, quei ritardi che azzerano spazi di aggregazione

Non meno gravi sono i casi di opere incomplete. Il copione è sempre lo stesso: taglio del nastro, foto di rito, nient’altro. Ritardi che per un territorio come il quartiere Giostra, a Messina, significano azzerare gli spazi e i momenti di aggregazione. Come testimonia Simonetta Di Prima, dirigente scolastico del “Verona-Trento”. “In un quartiere come il Giostra tolta la scuola non si fa altro se non la parrocchia. Consideri il Majorana: avrebbe dovuto avere un auditorium. Noi eravamo contentissimi di questa cosa ma i lavori si sono fermati da almeno cinque anni”.

Fra ritardi e disagi, ci stanno loro, i giovani. Ma che aspirazioni può avere chi vive ai margini. “Gli stessi di quelli che vivono al centro”, ha detto con poche ma toccanti parole Clelia Marano, del Sindacato Unione Inquilini di Messina: “L’aspirazione al successo, alla ricerca di un lavoro, all’apparire. La differenza tra i minori che vivono nelle zone di risanamento degradate di Messina, nelle baracche, in tutte queste zone qua… e i minori che vivono nelle zone centrali, non stanno nei fini, perché sono gli stessi. Sono nei mezzi: hanno mezzi diversi. Da un lato abbiamo lo studio nel caso dei minori privilegiati, dall’altro abbiamo il coinvolgimento in attività illegali ma debitamente pagate da parte della mafia”.

Don Sergio Siracusano: “Le mamme sono sole, devono campare"

E che la criminalità e la gamma dei suoi disvalori siano spesso percepiti dai minori disagiati come una sorta di opportunità, funzionale ai propri bisogni ma anche di più rapida e immediata fruibilità, emerge anche dalle dichiarazioni di Tiziana Tracuzzi, responsabile locale di Libera, e Don Sergio Siracusano, direttore dell’ufficio regionale della Cesi. “Le mamme sono sole, devono campare in qualche modo e alla fine è normale che i bambini non vengano neanche all’oratorio, scompaiano dalla scuola e tu li vedi che sono in difficoltà ma nessuno li aiuta – ha detto Siracusano ai componenti dell’Antimafia - Chi li deve aiutare? Qualcuno può fare qualcosa? La scuola. Però mancano delle figure. Manca sicuramente un sistema sociale che sia di vicinanza…”.

Più dura l’analisi offerta da don Enrico Colafemina, parroco dell’oratorio “San Luigi Guanella” di Fondo Fucile. Sotto accusa il mondo delle istituzioni. “Da cinque anni sono a Fondo Fucile – spiega Colafemina - l’idea che mi sono fatto, vedendo come la gente agisce e si muove, è che si è sviluppata una cultura che va contro le leggi. Cioè, se vado contro le leggi, ho un ruolo! Perché? Perché insieme alla dispersione scolastica, al basso livello culturale e tutto quanto, potremmo dire che questo fatto li fa sentire vivi, li fa sentire valorizzati… Nessuno vuole andare a Fondo Fucile, pure io quando mi dissero di venire a Messina ho detto “devo farmi il porto d’armi?” Il fatto di infrangere le leggi, li fa sentire forti, li fa sentire vivi”.

Il censimento e la banca dati

Il quesito posto dalla Commissione antimafia all’ex assessore Calafiore è semplice: “L’amministrazione comunale è a conoscenza o no del numero di ragazze madri presenti nelle zone di risanamento? Sentiamo l’ex assessora Calafiore”.

“I dati che noi abbiamo sono i dati presenti all’interno della nostra banca dati”, è la risposta.

Quindi esiste questo censimento o no? Incanza Claudio Fava.

“Si devono estrarre dalla banca dati… è chiaro che siamo in grado di poter recuperare questi dati ma sono all’interno dei nostri software sostanzialmente”.

- Andrebbero lavorati e scorporati?

“Certo, certo… Abbiamo incrociato i dati ed abbiamo saputo quanti minori c’erano, quanti disabili c’erano, abbiamo un quadro completo. La stessa 93 cosa la possiamo fare attraverso i dati che, naturalmente, sono dei dati in questo momento statici che possono diventare dinamici all’occorrenza…”.

L'affidamento dei minori e i ritardi

Un capitolo a parte nella relazione è dedicato anche al mancato trasferimento delle relazioni sui minori in affidamento dal Comune di Messina al Tribunale dei minori. Un caso che ha creato più di una polemica in città dopo l’ultimatum lanciato dal procuratore Fabio Pagano nel corso di un convegno, perché non si è tratta di un semplice passaggio burocratico di relazioni: “Se non dai una relazione di un minore in affidamento familiare – ha spiegato il Garante anche in commissione - che per legge non può stare più di due anni, significa non dare identità a quel minore. Ci sono fascicoli che sono aperti da 7-8 anni… non si possono chiudere perché non ci sono dati che consentano alla Magistratura di chiudere i fascicoli. Che significa? O li fanno rientrare nelle famiglie d’origine o li mandano in adozione….”.

Il Garante senza ufficio

Ma anche sulle modalità di lavoro che caratterizzano l’azione dell’ufficio del garante messinese sono emerse alcune anomalie. Nessun riferimento alla Figura del Garante, risulta infatti nel sito istituzionale del Comune, né un numero di telefono ufficiale, una segreteria. Tutto affidato alla buona volontà del Garante stesso che ha messo a disposizione anche il suo numero ed email personale per tutte le emergenze.

“Ma se sono la madre di un ragazzino che ha un problema in uno di questi quartieri, e voglio rivolgermi al Garante per l’infanzia, che faccio?”, chiede Claudio Fava a Costantino. “Questo lo dovrebbe chiedere al comune di Messina – è la risposta - lo dovrebbe chiedere al sindaco, lo dovrebbe chiedere all’assessore, non lo deve chiedere a me. Perché non mi è stato concesso neanche di avere dal sito del Comune un link da… Il Garante non ha niente…”.

Il chiarimento della Calafiore, ma Costantino...

Una situazione sulla quale la commissione ha chiesto chiarimenti all’assessora Calafiore.

“A me dispiace quanto dice il Garante – è stato il chiarimento della Calafiore - anche perché noi avevamo messo a disposizione una sede al Palacultura, una struttura dove noi abbiamo gli uffici del Comune, ma, nel frattempo, lui ci ha risposto che aveva trovato ospitalità al Tribunale. A noi farebbe piacere che rimanesse all’interno del Comune perché è una figura del Comune. Per quanto riguarda tutta l’assistenza, è chiaro che noi gliela forniamo, ma il telefono glielo dobbiamo fornire all’interno della nostra struttura. […] Con riferimento al tema delle relazioni, vi posso dire che queste relazioni sono state trasferite al Tribunale e alla Procura dei minori con cui c’è un continuo scambio…”.

Una dichiarazione che a relazione pubblicata trova però una secca smentita dal Garante stesso.

“Quelle dichiarazioni sono del tutto false ed è gravissimo che vengano rilasciate da un assessore del comune di Messina alla più importante commissione regionale. Non ho mai ricevuto né verbalmente né formalmente la proposta di una stanza al palazzo della cultura da parte dell’ex amministrazione comunale; ho fatto richiesta al Dipartimento giustizia minorile di Palermo e anche grazie al parere favorevole della dottoressa Maria Palella, direttore dell’Ussm di Messina, ho ottenuto la stanza in 24 ore. Per altro ho avuto assegnata la mail istituzionale (unico strumento che possiedo) dopo un anno dalla mia nomina e dopo una mia formale richiesta al segretario comunale. Posso documentare tutto – conclude - in qualsiasi sede”.

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