Il nome di Mussolini a Palazzo Coppedè, anche il Pd insorge: "Scritta da rimuovere"
Formale richiesta sarà avanzata alla Soprintendenza, al prefetto e al sindaco: "E' pura propaganda successiva senza alcun rapporto con l'edificio in questione e con i suoi elementi storico-artistici da preservare"
Cancellare il nome di Mussolini dal Palazzo Magaudda noto come Palazzo Coppedè di via Garibaldi. Cresce l'indignazione dopo l'articolo di MessinaToday sul restauro di Palazzo Magaudda che "rispolvera" che scritte del ventennio.
Una ondata di reazioni, anche sui social, contro le scritte si sono levate in particolare da Anpi e dal segretario della Cgil Pietro Patti. A scendere in campo anche il Pd - nel palazzo era sede storica della Federazione provinciale sin dai tempi del Pci - che annuncia richiesta ufficiale di rimozione delle scritte che richiamano al fascismo sia alla Soprintendenza che al prefetto che al sindaco di Messina.
“Il Coordinamento Provinciale del Partito Democratico di Messina - si legge in una nota - nel registrare il forte sdegno e la decisa disapprovazione nei confronti dell'immagine del nome di Mussolini apparsa nella parete centrale del prestigioso palazzo Coppedè in via Garibaldi, sede storica del PCI e delle sue successive fasi politiche, oggi in fase di restauro, si rivolgerà alla Sovrintendenza ai Beni Culturali, alla Prefetta e al Sindaco di Messina per chiedere l'immediata rimozione di quell’immagine, gravemente lesiva della dignità della memoria collettiva, simbolo di una delle ferite più tragiche del nostro paese. L'edificio in questione, ideato dal prestigioso Luigi Coppedè sull'onda delle linee architettoniche europee del primo '900, è precedente all'avvento del fascismo, per cui il nome di Mussolini è pura propaganda successiva senza alcun rapporto con l'edificio in questione e con i suoi elementi storico-artistici da preservare. Il coordinamento, pertanto, ribadisce la necessità di una immediata cancellazione della scritta alla luce dell'art. 21 della Costituzione, della legge Scelba del 1952 di quanto disposto dalla legge Mancino 305 del1993 e dai successivi regolamenti legislativi prodotti dall' on. Fiano, assunti nella convinzione che anche le forme legate al richiamo di pericolose ideologie, vadano contrastate con le armi della democrazia e dello stato di diritto".