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Cronaca Milazzo

"Fuga" delle Parti civili al processo Raffineria, il legale Giardina: "Anche chi resta chiede il risarcimento"

"Scontro" tra ambientalisti al procedimento contro i vertici dell'impianto di Milazzo per l'incendio del settembre 2014. Uno degli avvocati conferma il dietrofront dei suoi assistiti, Peppe Maimone dell'Adasc: "Noi non cerchiamo accordi economici"

Settanta Parti civili si sono ritirate dal processo per l'incendio al serbatoio della raffineria di Milazzo del 27 settembre 2014. Si tratta degli assistiti difesi dagli avvocati Antonio Giardina, Paolo Rotelli e Carmelo Speranza. Cittadini e ambientalisti che avevano richiesto un risarcimento per quanto avvenuto cinque anni fa.

Secondo quanto descritto, anche via social, dall'associazione ambientalista Adasc di Peppe Maimone questi cittadini "Avrebbero rinunciato alla costituzione contro il colosso industriale a fronte di un accordo economico raggiunto, noi come associazione Adasc non abbiamo accettato nessun accordo, non abbiamo ritirato nessuna costituzione e restiamo all'interno del processo, il problema dell'inquinamento - per noi - non è economico, chi inquina deve pagare la bonifica, il punto è questo". L'avvocato Giardina, che tutela tra gli altri l'ambientalista Giuseppe Marano (quest'ultimo secondo le accuse di Maimone è tra coloro che hanno revocato la costituzione), interpellato da messinatoday dichiara: "Posso solo confermare che settanta cittadini hanno revocato la costituzione di Parte civile nel processo, non posso dire altro". Sui presunti accordi transattativi (si parla di 4mila euro a testa) con la società che gestisce la Raffineria nessuna risposta. Sulla posizione di Maimone che l'Adasc resti da sola all'interno del processo Giardina afferma: "Anche loro chiedono il risarcimento economico in danno pur rimanendo Parte civile". Controreplica di Maimone: "Un conto è che lo decida un giudice il risarcimento un altro è accordarsi con la parte avversa, la costituzione di Parte civile implica sempre il risarcimento economico ma ripeto che il nostro principio è che chi inquina debba risarcire il territorio e non i singoli, non entriamo nei processi con finalità economiche". 

L'ammissione delle Parti civili nel processo era stata approvata nel maggio scorso dal tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto, nel febbraio scorso il rinvio a giudizio deciso dal gip Salvatore Pugliese di nove persone tra dirigenti e Quadri della Raffineria per l'incendio al serbatoio Tk 513 che conteneva il "virgin naptha", prodotto altamente infiammabile. 

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